Doveva essere una “potenza di fuoco”, si è rivelata un’ondata di paura. Il clima innescato nel mondo del lavoro dall’emergenza covid ha trascinato la fiducia degli imprenditori vicentini nel suo baratro più basso, -59,5 in una scala da più a meno 100 ed il mondo del lavoro di una delle cittadine più ‘frizzanti’ del nord est è a rischio. La richiesta di Confindustria Vicenza va diretta al governo, per frenare questo clima di incertezza che non aiuta a trovare stimoli sufficienti per fare nuovi investimenti. E senza investimenti, non si può pensare al lavoro.
Ma quello che ha lasciato perplessi fin da subito gli industriali del nord è che nella task force di 450 persone, nominata dal governo per ‘uscire’ con le ossa meno rotte dall’emergenza covid, è che non ci sia un solo imprenditore nel gruppo. Il che significa, nessuno che sia in grado di spiegare quali sono le vere esigenze del mondo del lavoro, quello non statale, quello in cui i titolari di azienda investono i loro soldi e la loro esperienza per dare lavoro a migliaia di persone.
“Ora dal Governo ci aspettiamo chiarezza e uno stop al clima anti-imprenditoriale che ha caratterizzato da troppi anni, purtroppo, la storia di questo paese – ha commentato Lucoano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza – Il rincorrersi di informazioni confusionarie, i ritardi nell’arrivo della liquidità, della cassa integrazione, dei 600 euro per i professionisti, per non parlare dei pagamenti della PA (che non dipendono dal virus), l’attesa di un Dl rilancio che era Dl aprile e che ancora attendiamo nonostante sia stato presentano in pompa magna in diretta tv, in questo senso non solo non aiutano, ma fanno un sacco di danni alla fiducia degli imprenditori. E senza fiducia non ci sono investimenti. Senza investimenti non c’è competitività e produttività e quindi, in definitiva, non c’è lavoro. E allora la Repubblica fondata sul lavoro non regge più. Questo rischia di portarci la troika in casa, non certo il MES che invece ci serve in fretta”.
L’indice, rilevato trimestralmente per il Centro Studi di Confindustria Vicenza, è stato elaborato dall’équipe del professore ordinario di strategia aziendale all’Università di Verona Andrea Beretta Zanoni che afferma: “Il quadro fortemente negativo che emerge da questa rilevazione era atteso e conferma la profondità dello shock economico lato offerta che ha subito il sistema produttivo vicentino. La rilevazione precedente (gennaio) non incorporava ancora gli effetti del Covid-19: il che rende ancora più ripida la discesa nella curva del sentiment, sia a livello generale sia a livello delle singole variabili. Bisognerà attendere la prossima rilevazione per comprendere quanto la fiducia delle imprese si sia orientata nuovamente verso una prospettiva di miglioramento: il fatto che il sentiment a sei mesi sia attualmente meno drammatico di quanto sia il sentiment attuale è l’unica, timidissima, nota positiva della presente rilevazione”.
“Ci aspettano tempi bui, non dobbiamo mentire a noi stessi, anzi, dobbiamo prepararci per affrontarli nel miglior modo possibile – ha continuato Vescovi, cercando di trasmettere una nota positiva – Gli imprenditori non sono dei veggenti ma, specialmente quelli che guidano le nostre multinazionali tascabili che esportano l’80% dei prodotti, hanno ben presente quale sia il polso dell’economia reale a livello globale: bisognerebbe dar loro maggiore ascolto. Invece nelle task force, ricche di personalità davvero importanti, non c’è nemmeno un imprenditore. Non si capisce perché questo governo ce l’abbia con chi crea valore aggiunto e occupazione in questo paese. Moltissimi di noi dovranno riprogettare tutto e ridefinire non solo i livelli ma anche i modelli di business”.
A.B.