E’ morto Nicola Amenduni, 103 anni, fondatore delle Acciaierie Valbruna e del gruppo Amenduni di Vicenza, tra gli uomini più ricchi del Veneto, patriarca storico dell’industria veneta, di origini pugliesi. Le Acciaierie vicentine erano state fondate da Ernesto Gresele nel 1925 (col nome di Ferriera Valbruna), di cui Amenduni ha sposato la figlia Mariuccia trasformando poi l’azienda, in cui entrò nel ’57, in un impero: il Gruppo Amenduni, oggi conta 2.500 dipendenti, 42 filiali nel mondo. Interamente posseduto dalla famiglia Nicola Amenduni costituisce una delle più grosse realtà a livello mondiale nella produzione di acciai speciali, con una gamma di oltre 700 qualità di acciai prodotti.
Avrebbe compiuto 104 anni il 4 aprile e sarebbe stato fatale l’incontro con il Covid. Se n’è andato in silenzio.
‘Un uomo che ha dato tanto a questa regione – ha detto Luca Zaia – lo sentivo spesso e quando lo incontravo era sempre nel suo ufficio, a lavorare, nonostante l’età. Ha dato tantissimo alla nostra sanità. Un grande uomo e un grande filantropo ‘.
“Con la scomparsa di Nicola Amenduni perdiamo una grande figura dell’imprenditoria vicentina e non solo. Sono vicino ai familiari in questo triste momento”. Così Giacomo Possamai ricorda l’ingegnere barese, ma vicentino di adozione, al vertice del gruppo Valbruna e scomparso nella notte a 103 anni. “A ‘don Nicola’ si deve il rilancio delle Acciaierie vicentine, trasformate nel colosso di oggi, con 2500 dipendenti e filiali in tutto il mondo. Lontano dai riflettori, era comunque un esempio e un punto di riferimento: basti pensare che fino poco tempo fa continuava ad andare in ufficio ogni giorno. Oltre al lavoro va ricordato anche il suo grande impegno sociale: in particolare con la Fondazione San Bortolo, di cui è stato uno dei promotori e generoso sostenitore, per aiutare l’omonimo ospedale e poi tutti quelli dell’Ulss Berica, Il fatto che sia stato dichiarato lutto cittadino spiega meglio di tante parole chi fosse Amenduni e la sua importanza per Vicenza”.
“Un grande, un esempio, un modello. Questo è stato ed è Nicola Amenduni, simbolo di quell’Italia vincente grazie al lavoro, allo spirito di sacrificio, alla capacità di avere un sogno e fare il possibile per concretizzarlo”. Così il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ricorda Nicola Amenduni “l’uomo che da Bari arrivato a Vicenza seppe interpretare la voglia di rinascita del nostro Paese e del nostro Veneto dopo due Guerre Mondiali che avevano lasciato macerie non solo materiali e tanta povertà – ha detto Ciambetti – Nicola Amenduni giunto a Vicenza negli anni Cinquanta, sposandosi con Mariuccia Gresele, seppe credere nel lavoro e nell’impresa, onorando così la figura di suo padre Michele che gli aveva lasciato in eredità non solo l’impresa olearia pugliese, in cui fin da bambino s’era formato, quanto la coscienza, la genialità, la perseveranza imprenditoriale: la sua vera università fu la dura vota quotidiana in un Mezzogiorno assillato da mille problemi. Nicola Amenduni trovò in una Vicenza ancora povera il suo humus ideale, in cui poter sviluppare la sua tempra in cui la passione di uomo del Sud e il calore della sua Puglia, la coscienza e fantasia imprenditoriale, convivevano con il rigore, l’impegno e lo spirito di sacrificio quasi calvinista del Vicentino. Ciò a cui dette vita lo sappiamo bene: un impero che oggi vede nei suoi figli, Michele, Ernesto, Massimo, Maurizio e Antonella, legittimi e autorevoli continuatori di una storia straordinaria, una storia che è segnata, anche, dalla capacità di comprendere i bisogni dei più deboli. Con intelligenza e straordinaria discrezione, fu anche uomo generoso e altruista. Io spero che i nostri giovani sappiano guardare al suo esempio, soprattutto oggi quando siamo chiamati noi a ricostruire l’Italia uscita devastata dalle crisi del 2007, dai disastri delle banche popolari, dalla pandemia. Dobbiamo guardare all’esempio di un grande capitano d’industria ma anche uomo sensibile e coraggioso: grande imprenditore di grandissime imprese, culturali, etiche e morali prima che economiche, di ingegno e fantasia, prima che di fisica e meccanica, capaci di creare occupazione, benessere e ricchezza”.
di Redazione AltovicentinOnline