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In fiamme ostello per rifugiati. Pompieri intralciati dalla folla che esultava

L’ondata xenofoba che ultimamente sta colpendo la Germania, ha alimentato le fiamme che ieri verso le 3,30 hanno bruciato un ostello per rifugiati a Bautzen, in Sassonia, stato federato dell’ex Germania orientale.

Sul posto sono subito accorsi 70 vigili del fuoco a domare l’incendio, al loro arrivo hanno trovato una folla di curiosi, tra cui anche dei bambini, che si era avvicinata all’incendio applaudendo alle fiamme , scandendo ad alta voce “Kakaken”, appellativo negativo che i tedeschi riservano agli stranieri.

Dopo un primo momento di difficoltà, dovuto ad alcuni ubriachi che tentavano di disturbare i pompieri nelle loro manovre di emergenza, la polizia è intervenuta, prendendo i dati personali delle persone presenti sul posto e conducendo due facinorosi alla centrale.

Nessun ferito, sebbene l’incendio abbia distrutto gran parte del tetto della struttura, ma solo perché non ospitava persone, in quanto i lavori per adattare l’ex albergo a struttura di accoglienza erano ancora in corso, la cui data di apertura era prevista per marzo.

Stando alle dichiarazioni del presidente della Sassonia, Stanislaw Tillich, l’incendio sarebbe di matrice dolosa, perché come emerso dalle prime indagini, condotte con l’ausilio di cani poliziotto appositamente addestrati, sono state rilevate tracce di sostanza che accelera la reazione della combustione.
Questo di Bautzen è un episodio grave, facilmente ricollegabile ai recenti episodi di propaganda xenofoba, accaduti in alcune città della Sassonia, con tanto di volantinaggio porta a porta, incitante a un no estremista all’accoglienza di stranieri.

Le ombre che gravano sulla Germania, non sono dense solo del fumo dell’incendio, ma di una storia passata fatta di odio, che tende a riproporsi, se pensiamo che proprio a Bautzen troviamo ancora oggi la “Miseria Gialla”, prigione utilizzata nel secolo scorso dai vari regimi politici e famigerata per la detenzione inumana di persone sprezzantemente definite “non ariane”.

Paola Viero