La decisione del governo di applicare l’Imu sui terreni agricoli di montagna sta suscitando un polverone da Venezia ai monti dell’Alto Vicentino. L’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato e gli amministratori dei paesi di montagna che hanno la sede comunale posta sotto i 600 metri richiesti per l’esenzione, hanno deciso di non accettare l’imposta a testa china e si definiscono “stanchi di sovvenzionare i capricci di Roma fungendo da gabellieri e tassando i cittadini anche quando le imposte sono illogiche”.

 

Secondo Manzato, alla base dell’Imposta Municipale Unica sui terreni agricoli di montagna, ci sarebbe la necessità del governo di recuperare quei 350milioni di euro che servono per la copertura delle ultime disposizioni che arrivano dalla capitale.

“Renzi si fa bello con i bonus pagati da nuove tasse imposte agli agricoltori – ha commentato Manzato – Il bonus Irpef tanto ostentato e glorificato da Renzi e dai suoi ministri era coperto o no? Renzi ha fatto presto: se i soldi non ci sono li prendo agli agricoltori e con effetto retroattivo. A Roma – ha concuso – non si rendono conto che chi vive e lavora nelle aree collinari e montane che sono più difficili da gestire e coltivare svolge una insostituibile azione di presidio dei luoghi e dell’ambiente che andrebbe premiata”.

L’imposta ha generato un’alzata di scudi anche tra le montagne dell’Alto Vicentino dove gli amministratori, sfiniti dai problemi del territorio e della continua richiesta di danaro dal governo centrale, dicono la loro.

“Allo stato servono 350milioni di euro per garantire gli 80 promessi da Renzi in campagna elettorale – ha spiegato Andrea Zordan, vicesindaco di Cogollo del Cengio – e tassando i terreni agricoli di montagna hanno trovato dove andare a prenderli. Non ho mai pensato all’indipendenza, ma è arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale da Roma. L’Italia sta morendo ma le colpe non sono del Veneto. Gli Enti Locali – ha continuato – rappresentano l’8% circa della spesa, per cui non c’è logica di far pagare i comuni per arricchire lo stato”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche i Sindaci di Posina e Valli del Pasubio, che si trovano a vedere un buco di bilancio rispettivamente di 40mila e 64mila euro.

“Sono cifre importanti per i bilanci dei nostri comuni – ha commentato Andrea Cecchellero, Sindaco di Posina – Tra l’altro molti terreni soggetti a imposta non sono identificabili perché, essendo in luoghi impervi e per nulla produttivi, non sono stati rivendicati dagli eredi e quindi l’Imu non può essere riscossa. E’ l’ennesimo mancato aiuto a chi sceglie di vivere in montagna, che si aggiunge al taglio dello sgravio fiscale per il riscaldamento. Se questo è il modo di aiutare la montagna – ha concluso – significa che il governo non ha capito proprio niente”.

Non c’è senso per questa imposta nemmeno secondo Armando Cunegato, Sindaco di Valli del Pasubio, che ha detto: “Questa legge non tiene conto della realtà. Il nostro territorio sta soffrendo l’abbandono, con conseguente degrado e pericolo costante in caso di maltempo. Per aiutare i paesi di montagna – ha continuato – dovrebbero fare l’esatto contrario e aumentare gli sgravi. L’esosità dello stato sta portando a richieste assurde, inaccettabili sia dal punto di vista economico che etico. Alla luce di quanto incidono i comuni sulle spese del governo e alla luce di quanto abbiamo sentito negli anni e di recente sulla gestione amministrativa dei soldi pubblici – ha concluso – è chiaro che Roma dovrebbe occuparsi della sua corruzione e dei suoi sperperi e non stare lì a pensare a nuove tasse per spremere comuni e cittadini”.

 

Anna Bianchini

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