Il drago Vaia è tornato. O meglio “si è rigenerato“: a dare la notizia è stato l’artista Marco Martalar che in questi giorni si è fatto immortalare sui social con la nuova (enorme) scultura del drago Vaia, ricostruita dopo che il precedente drago era andato distrutto nell’incendio appiccato in modo doloso un anno fa, nella notte tra il 22 e il 23 agosto 2023. E il nuovo drago porta con sè la storia del precedente drago. Infatti, si legge nella presentazione, “i pezzi di legno sono di colore nero, volutamente bruciati dall’artista“. Ecco perchè parla di ‘rigenerazione’. Anche la nuova scultura si trova a Lavarone, sull’Alpe Cimbra. È già visitabile, anche se l’inaugurazione ufficiale sarò l’1 luglio. È stato ricostruito grazie a una raccolta fondi partecipatissima, avviata la notte stessa dell’incendio dal sindaco di Lavarone. La nuova opera, realizzata con la tecnica della Land art, è grande più del doppio della precedente: è infatti lunga 15 metri, mentre la precedente si fermava a sette. È “scultura di drago più grande del mondo”, dice l’artista. E sui social ringrazia, per averlo aiutato nella realizzazione, “Tiziano Bonollo e Pino Bufera”.
“IL NUOVO DRAGO FORGIATO DALLE CENERI DEL VECCHIO”
L’artista Martalar fin dai primissimi momenti dopo l’incendio (nonostante il disappunto e il grande dispiacere) disse che il drago Vaia sarebbe tornato. Ecco le parole con cui ha diffuso sui social pubblicando la foto della nuova opera: “Quanto banale e inutile è stato pensare che il tuo fuoco potesse uccidermi. Forgiato dalle ceneri del Drago Vaia il nuovo drago è ritornato a Lavarone. Con le sue 6 tonnellate di legno carbonizzato, 16 metri di lunghezza e 7 in altezza, è la scultura di drago in legno più grande al mondo. Realizzato con le radici della tempesta Vaia porta con sé la memoria di quello che è successo al suo predecessore. I pezzi di legno sono totalmente carbonizzati, volutamente bruciati dall’artista Martalar che uniti ai resti dell’incendio, ricompongono la nuova opera. Questo nuovo Drago non è solo un guardiano a monito del rapporto tra essere umano e natura, ma è un custode di memoria, di storie, un simbolo di rinascita e resilienza dove noi esseri umani dovremmo restare sempre umili davanti a madre natura”.
LA PRECEDENTE SCULTURA
Il precedente Drago Vaia era grande sei metri di altezza per sette di lunghezza ed era un’attrazione conosciutissima, a livello nazionale e anche internazionale. Tantissimi i selfie che i visitatori si scattavano con il drago alle spalle. La scultura era costituita da 2000 pezzi di legno della tempesta Vaia e da 3000 viti. Alla raccolta del legno per la costruzione dell’opera aveva partecipato anche la comunità locale: infatti sono state coinvolte due classi della scuola elementare e media di Lavarone. La scultura è un esempio maestoso di Land Art, opere d’arte che nascono in simbiosi con la natura e destinata, nel tempo, a degradare e poi sparire, a causa dell’azione degli elementi sul legno, volutamente non trattato.