Numeri che parlano chiaro: 1/5 degli italiani segue mediamente 11 o più influencer pro capite, parliamo di 7 milioni di persone.
Sono 28 milioni (il 76% della popolazione tra 16 e 65 anni) invece gli italiani che seguono almeno 1 influencer, chi ne segue più di 2 sono 21 milioni. Questo vuol dire che milioni di persone possono essere raggiunte dai messaggi dei creator in modo molto diretto e immediato, una audience paragonabile a quella della tv. E’ quanto emerge da una survey realizzata dalla società di ricerche Eumetra e dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia (gruppo di ricerca ReCON Lab – Research on Communication Organization and Narratives), guidato dal Professor Flavio Antonio Ceravolo, Professore Associato di Sociologia e responsabile del corso di laurea magistrale in Comunicazione Digitale per l’Osservatorio InSIdE (aka influencer, stories, identities and evolutions) che è un progetto partito a novembre 2021 dalla sede italiana di Pulse Advertising, agenzia internazionale di influencer marketing, Social Media Management e Paid advertising, presente in 7 paesi tra Europa, Usa e Asia.
I canali social sono oggi uno strumento di comunicazione vero e proprio e danno spazio a ogni tipo di messaggio. La potenza dei messaggi non premia solo i content creator che hanno centinaia di migliaia di follower, infatti la rete “social” ha accorciato le distanze e ha convinto tanti professionisti – prima semplici fruitori – a diventare content creator e, spesso, a vedersi trasformati in veri e propri influencer del settore di riferimento (dall’esperto di elettrodomestici, fisco, attività bancarie, immobiliare… solo per citarne alcuni). Se gestiti in modo efficace, i social network permettono anche a piccole realtà di intercettare direttamente un bacino molto ampio di utenti profilati, proprio quegli stessi utenti che sono di fatto potenziali clienti.
Dal survey emerge una tendenza ancora valida: i social network seguiti cambiano a seconda dell’età: se la Gen Z ama Youtube, Instagram e Tiktok, i Millennials passano più tempo su Instagram, Telegram e Facebook, quest’ultimo rimane in assoluto, invece, il medium preferito dalla Gen X e dai Millennials in particolare. L’affezione a uno o più canali è influenzata anche dalla capacità di gestire funzioni e tool di terze parti per la creazione di contenuti e/o per l’interazione con altri utenti: i social più evoluti, come TikTok per esempio, mettono in difficoltà chi non è nativo digitale o digitalmente evoluto.
Cosa fanno gli italiani sui social?
Sorprende un po’ che la maggior parte degli utenti Gen Z, quindi quelli che con i social ci sono nati, siano utenti passivi, guardano contenuti senza produrne di propri. La percentuale di chi produce contenuti in questa fascia d’età non supera il 30% in media considerando tutti i social.
Quali argomenti (factory) funzionano sui social?
Cucina e alimentazione (28%), viaggi (24%) e musica (24%) spopolano e detengono il podio degli argomenti più seguiti. Vengono poi abbigliamento (21%) e tecnologia (20%). Gli utenti spesso “seguono la persona a prescindere”, a indicare un’affezione verso l’influencer, a prescindere dagli argomenti affrontati con il suo pubblico, che si spiega probabilmente con il fascino voyeuristico della vita “vip”.
La generazione più attiva è ovviamente la GenZ che va sui social per seguire almeno 4 argomenti, mentre le generazioni più mature concentrano il tempo speso online in modo meno dispersivo.
La credibilità non basta
Mentre per Millennials, GenX e Baby boomers le motivazioni per seguire un influencer sono interesse per gli argomenti trattati, divertimento e leggerezza, la GenZ si divide più nettamente tra un 42% che segue perché si diverte e altre fette importanti che seguono un creator perché incuriosite dalla sua vita, dai luoghi in cui va, dalle scelte di acquisto. Emerge la fotografia di una GenZ che si riconosce nelle piattaforme social e le considerano un vero e proprio “mondo”, il che li porta a sentirsi quasi intimi e amici dei profili seguiti. Cercano interazione (32% della GenZ contro il 19% dei boomer) per conoscere meglio la persona, proprio come avviene nella vita reale.
Quando smetto di seguire un profilo?
Quando l’influencer perde autenticità specialmente la GenZ si annoia e defollowa, lo fa spesso anche quando il creator è coinvolto in uno “scandalo” (ben il 14% dichiara di non seguire più per questo motivo, contro il 2% dei boomers). Questo perché ancora una volta il terreno dei social è per le giovani generazione un posto autentico dove comunicare, non solo un passatempo come per gli utenti più maturi d’età, ma un vero luogo di scambio di opinioni e di identificazione personale. Se si sentono traditi se ne vanno.
L’utente è maturo.
Come si pongono gli utenti nei confronti dei contenuti che i creators propongono?
Per la maggior parte degli intervistati (64%) gli influencer non dovrebbero proporre contenuti poco autentici, ma più del 40% dichiara di capire facilmente che la vita sui social non è quella che gli influencer vivono nella quotidianità e anche se alcuni messaggi sono un po’ costruiti vengono comunque accettati con consapevolezza. I più sensibili alla sovra esposizione di messaggi costruiti (advertising) sono i boomers che dichiarano di considerarli poco credibili (43%) e proseguono velocemente senza guardare (20%) contro ad esempio il 12% o il 14% di Millenials e GenX. Ancora una volta si distingue la GenZ che accoglie i contenuti sponsorizzati senza fastidio a patto che non sia tradita la credibilità (il 35%) quindi che prodotto e creator condividano gli stessi valori.
Ansa