“La strana coppia della politica italiana, Bonaccini-Zaia, torna a chiedere al Governo l’autonomia differenziata su materie rilevanti, tra le quali la sanità. L’Anaao Assomed ribadisce la sua netta contrarietà a un progetto che assesterebbe il colpo di piccone definitivo a quello che resta di nazionale e di pubblico del Servizio Sanitario. Un attacco in piena regola ai diritti di cittadinanza e a quelli del lavoro, vista l’aspirazione, nemmeno nascosta, delle autocrazie regionali di vanificare i contratti nazionali prima ancora che vengano sottoscritti”. Così in una nota l’Anaao Assomed. “Il federalismo sanitario nato con la modifica del titolo V, ha già prodotto la salute diseguale con il suo ampio corredo di differenze, diseguaglianze, divaricazioni nella accessibilità ai servizi sanitari tra varie aree del Paese. Vanificando uno degli obiettivi principali della Legge 833 del 1978, istitutiva del SSN. Il progetto che oggi si chiede al Governo di assecondare, favorisce le spinte verso l’egoismo territoriale, ridimensiona il contributo fiscale delle regioni più ricche, sottrae al servizio sanitario la connotazione di bene pubblico nazionale, quello che durante la pandemia era il bene comune più prezioso, quello che ci ha permesso di uscire meglio e prima degli altri dall’emergenza, per fargli assumere una valenza locale. Senza nemmeno scalfire il paradosso di una mobilità sanitaria che condanna le Regioni più povere, in pratica il Sud del Paese, a fare da bancomat di quelle più ricche”.
“La strana coppia della politica italiana, Bonaccini-Zaia, torna a chiedere al Governo l’autonomia differenziata su materie rilevanti, tra le quali la sanità. L’Anaao Assomed ribadisce la sua netta contrarietà a un progetto che assesterebbe il colpo di piccone definitivo a quello che resta di nazionale e di pubblico del Servizio Sanitario. Un attacco in piena regola ai diritti di cittadinanza e a quelli del lavoro, vista l’aspirazione, nemmeno nascosta, delle autocrazie regionali di vanificare i contratti nazionali prima ancora che vengano sottoscritti”. Così in una nota l’Anaao Assomed. “Il federalismo sanitario nato con la modifica del titolo V, ha già prodotto la salute diseguale con il suo ampio corredo di differenze, diseguaglianze, divaricazioni nella accessibilità ai servizi sanitari tra varie aree del Paese. Vanificando uno degli obiettivi principali della Legge 833 del 1978, istitutiva del SSN. Il progetto che oggi si chiede al Governo di assecondare, favorisce le spinte verso l’egoismo territoriale, ridimensiona il contributo fiscale delle regioni più ricche, sottrae al servizio sanitario la connotazione di bene pubblico nazionale, quello che durante la pandemia era il bene comune più prezioso, quello che ci ha permesso di uscire meglio e prima degli altri dall’emergenza, per fargli assumere una valenza locale. Senza nemmeno scalfire il paradosso di una mobilità sanitaria che condanna le Regioni più povere, in pratica il Sud del Paese, a fare da bancomat di quelle più ricche”
Villanova non ci sta alle accuse di Anaao
“Attacco alla Costituzione? Attacco ai diritti di cittadinanza e a quelli del lavoro? Egoismo territoriale? Il sindacato dei medici ANAAO ha rispolverato oggi tutta una serie di luoghi comuni, fuorvianti e privi di fondamento, per criticare la richiesta di autonomia differenziata avanzata da Veneto ed Emilia Romagna”. Il Presidente dell’Intergruppo Lega – Liga Veneto Alberto Villanova risponde con queste parole alle accuse del sindacato medici ANAAO nei confronti dell’autonomia differenziata, e aggiunge: “Ci accusano di non voler offrire assistenza sanitaria ai cittadini di altre regioni? Eppure, visto che rappresentano chi lavora in ospedale, dovrebbero conoscere bene i numeri e le storie di chi, proveniente da fuori Veneto, è stato accolto nelle nostre strutture per curare il Covid. E ricordiamo, a chi ancora non lo avesse capito, che l’autonomia non significa privare le altre Regioni di qualcosa. Significa riconoscere a chi la chiede un diritto. L’autonomia è un’opportunità anche per il Sud, perché andrà a responsabilizzare gli amministratori e a migliorare i servizi”.
“Sembra di essere tornati indietro di qualche anno – ricorda il Presidente dell’Intergruppo – quando i detrattori dell’Autonomia parlavano di “secessione dei ricchi”. Forse dovrebbero rispolverare la Costituzione: nell’iter per la richiesta di autonomia differenziata, il Veneto ha rispettato in modo rigoroso i principi e le norme tanto dell’ordinamento regionale, quanto dell’ordine costituzionale, dall’approvazione della legge regionale del 2014, passando per il referendum del 2017, all’istituzione della Consulta del Veneto, fino all’istituzione dell’Osservatorio regionale sull’autonomia. Lo scoppio della pandemia, poi, ha bloccato i negoziati. Ma non la buona gestione della sanità veneta. Leggo che, secondo l’ANAAO, condanneremmo le Regioni più povere a fare da “bancomat” di quelle più ricche. Ma si rendono conto di quello che dicono? Il Veneto, tra il 2001 e il 2014, ha contribuito alla solidarietà interregionale con circa 12,7 miliardi di euro, il 12,1% del totale. Eppure continua ad essere tra le regioni che ricevono meno trasferimenti statali. Emilia Romagna, Lombardia e si caratterizzano per un basso livello di spesa pubblica in rapporto al Pil, occupando le ultime tre posizioni della graduatoria. A fronte di una media del 39,1% sul Pil, la spesa finale dell’operatore pubblico in Veneto ammonta al 31,9% del PIL, secondo l’Osservatorio CNA “Autonomia per lo sviluppo” del 2019. Tuttavia, i divari rispetto agli altri territori del Paese sono molto significativi: alcune regioni del Sud evidenziano uno scarto di circa 20 punti di PIL rispetto alla media nazionale”.
“Nessuno – ricorda in conclusione Villanova – vuole mettere in dubbio la solidarietà tra Regioni. Il Veneto continuerà a garantire l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, come già fa adesso. Ma chiede di poter impiegare nel migliore dei modi le risorse di cui dispone, proprio per poter aumentare l’offerta di servizi. E questo, ricordiamo al sindacato dei medici, andrà anche a beneficio dello stesso personale sanitario”.