Il green pass ‘alla francese’ divide la politica italiana. La misura voluta da Emmanuel Macron prevede l’obbligo di certificazione per l’accesso a cinema, teatri, bar, ristoranti, treni e aerei. Una scelta che sembra però difficilmente replicabile in Italia, con la politica che reagisce in maniera contrastante.
Se Brunetta e Toti aprono per avere un “incentivo alla vaccinazione” che “favorsica la ripresa” e “contrasti la recrudescenza del virus”, un netto stop arriva dal leader della Lega Matteo Salvini: sul green pass, dice, “non siamo per gli estremismi. Il modello francese non e’ un modello. Cosa ha detto Draghi? Né a noi né a lui piacciono le scelte estreme”.
“L’esempio della Francia di Macron va bene solo se calato nella realtà italiana, con le sue specificità”, prova a mediare il presidente di Noi con l’Italia e vicepresidente del gruppo Misto alla Camera Maurizio Lupi, che propone il ‘modello francese’ solo per i grandi eventi: “Equiparare una cena al ristorante, un aperitivo o un caffè al bar, rispettando le norme di sicurezza a grandi eventi con migliaia di persone sarebbe una sciocchezza non solo inutile, ma dannosa”.
“Estendere il green pass, che in Italia è comunque già previsto per partecipare a cerimonie ed entrare nelle Rsa, al momento non serve“, sostengono invece i rappresentanti del M5s in Commissione Igiene e Sanità del Senato. “E’ chiaro invece che – laddove aumentassero i contagi – estenderlo e modularlo anche per altre attività servirà soprattutto per evitare nuove chiusure e non penalizzare gli immunizzati e chi ha già avuto il Covid. Allo stesso tempo, visto che il green pass si ottiene o con i vaccini o con i tamponi o in caso di guarigione, è fondamentale garantire tamponi gratis, come d’altronde avviene in Francia“.
Agenzia Dire