Il punto di Mattia Cecchini

A Genova, dopo aver ricostruito il ponte Morandi, ora c’è chi vuol tentare una scalata durissima: il comitato che riunisce i famigliari delle vittime del crollo ha lanciato il progetto di legge “Norme a favore delle vittime dell’incuria nella gestione dei beni strumentali all’erogazione dei servizi pubblici e di interesse economico generale”. Davanti a una platea di parlamentari di quasi tutti gli schieramenti, hanno chiesto di istituire la figura delle vittime dell’incuria “come ad esempio esistono le vittime del terrorismo. Per noi è estremamente importante la ratio di questa proposta: lo Stato deve tutelare i cittadini e questa legge dovrebbe fare in modo che lo Stato lo riconosca” con sostegni e risarcimenti.

È importante notare che due ‘fatti’ hanno accompagnato questa novità. Il primo: hanno presentato la proposta il giorno dopo la tragedia della funivia al Mottarone. Il secondo: hanno guardato ‘avanti’, ma col pensiero rivolto all’indietro, ai tre anni trascorsi in cui, rispetto al tema concessione ad autostrade, “è come se nulla fosse avvenuto”: è rimasto tutto come prima e “per noi è una spina nel fianco”. Dolore e proposta assieme. Immobilismo e delusione contro un’idea di un futuro se non migliore almeno diverso, meno condannato all’ineluttabilità di fatiche che accompagnano le grandi tragedie d’Italia.

Si apprestano a un’impresa dura. Hanno citato le vittime di terrorismo e strage e proprio da lì viene l’esempio di una prima insidia: la legge 206 del 2004 che prevede benefit ed indennizzi è la spina nel fianco di questa categoria di vittime. Talmente tanto che di recente, pur di attuarla, si è proposta una nuova legge che comprendesse anche le vittime di terrorismo colpite all’estero. La legge è del 2004, nata come onda lunga della strage del 2 agosto 1980, e ancora oggi i familiari delle vittime della bomba alla stazione di Bologna denunciano ogni anno come sia farraginosa, fonte di delusioni, ostacolata… Eppure a Genova, vogliono tentare.

Balza agli occhi come si metta in conto che ci siano altre vittime di incuria da mettere in conto in futuro. Bisogna preoccuparsi ora per allora. “Ci sono richieste anche di benefici per i figli delle vittime, ma per noi la cosa fondamentale è che è un provvedimento che varrà per il futuro, per tutte le tragedie causate dall’incuria. Abbiamo cercato di non pensare a noi nello specifico, ma di fare un impianto più generale”. I parlamentari liguri dicono: faremo nostra questa proposta.

E allora, questa è una storia che va seguita. Perché alla prossima tragedia se ne riparlerà e allora sarebbe importante che nessuno si voltasse indietro a dire ‘peccato’, nel frattempo ‘è come se nulla fosse avvenuto’; perché se davvero si mette in conto che questa legge serva, i parlamentari possono dare un segno di efficienza ed efficacia trovando presto e bene come trasformare in legge la proposta. Peraltro in questa legislatura di tempo non ne resta tanto e riuscirci in tempo sarebbe un risultato non da poco. Assistere al lancio dell’idea non si stata cioè solo una ‘passerella’ che si limita alla strizzata d’occhio. “Un gesto di attenzione da parte del Parlamento può essere un risarcimento a loro e a tutto il Paese”, ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti.

Sia servita la lezione delle vittime di terrorismo e strage, c’è l’occasione per non ripetere quella burocrazia oppressiva che rinnova il dolore. La prossima ‘incuria’, che non vuol dire solo trascuratezza, ma anche ‘negligenza dei propri dovere’, non sia di chi è stato ingaggiato in questa sfida. Vinca il senso del dovere (in tedesco il significato vero di questa parola è ‘rispondere di qualcosa, ‘impegnarsi per qualcosa’) non incuria del dovere.

Infine, i parenti delle vittime non hanno fatto una proposta perché non ricapiti più. Quello è un altro piano. Quello su cui hanno acceso i fari è, per dirla con don Ciotti, questo: “bisogna trasformare la denuncia dell’ingiustizia in impegno per costruire giustizia“. Mica poco se, come dice Ciotti e pensando a chi è stata passata la palla di questa partita, “le ingiustizie poggiano su complicità e silenzi, ma si avvantaggiano anche degli ostacoli di una legalità formale scritta più nei codici che nelle coscienze”. Questa partita allora può essere anche quella che fa fare una svolta, che non trasforma gli indignati di oggi nei rassegnati e nei cinici di domani.

Agenzia Dire

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