Esplode la Lidl mania: pazzia collettiva o caso da studiare?
Partendo da quanto accaduto con le sneaker della famosa catena di supermercati tedesca, bisogna provare a risalire il fenomeno del momento, e cioè la caccia ai prodotti più rari, e ad una attività che nei giovani sta spopolando: il reseller.
Cominciare a capire chi sono e cosa fanno questi ragazzi, e cioè acquistano scarpe, quasi esclusivamente sneaker a tiratura limitata, per poi rivenderle a prezzi notevolmente maggiorati. Per fare questo si muovono seguendo due modalità: appostamenti più o meno lunghi fuori dai negozi monomarca; le riffle sui siti di vendita diretta.
In questo ultimo caso i più cliccati sono sicuramente Adidas e Nike, ma non mancano nemmeno in questo caso le immancabili app dedicate.
Una volta aggiudicate le preziose scarpe?
Beh facile, si mettono in vendita, con ricarichi che possono arrivare al 1000% (millepercento). Per avere questi guadagni ovviamente serve trovare il canale migliore, e i primi cinque siti al mondo di reselling sono StockX, Flight Club, Stadium Goods, Grailed, Goat. Altro canale di vendita molto interessante e che attualmente sta crescendo molto sono i gruppi facebook dedicati (come ad esempio Drug Fashion Club), da quelli con più di 50.000 iscritti, a quelli molto di nicchia dove si radunano virtualmente i venditori e gli acquirenti più accreditati.
Un ricarico impressionante considerato il momento storico e calcolando che tra i prodotti legali stiamo parlando di cifre tra le più alte al mondo.
Ma quanto arriva a guadagnare un reseller ?
Le cifre ovviamente variano molto, ed è impossibile fare una stima, anche se non sono pochi i ragazzi che guadagnano 2-3000 euro al mese, tramite questa innovativa e quasi sconosciuta attività. Bisogna considerare che non tutti i modelli e non tutti i marchi hanno una impennata in quello che si configura come un vero e proprio “secondo mercato” delle sneaker firmate. Il salire o meno di valore viene determinato dall’incrocio tra una limitata ed esclusiva offerta di un determinato modello, la difficoltà di reperimento tramite canali “ufficiali” e la più o meno smisurata richiesta da parte di adolescenti impazziti per quel modello.
Tutto ciò è frutto solo di questi tempi così difficili ?
Se ci pensiamo no, in quanto già negli anni ’80, pur non esistendo Internet e gli strumenti del commercio elettronico, gli adolescenti (e i genitori) si accampavano fuori dai negozi Swatch per acquistare modelli molto rari di orologi dedicati al mondo del collezionismo. Ora risulta tutto molto più frammentato e moltiplicato, dall’utilizzo di uno strumento, il web e le sue potenzialità, che ha permesso in questi tempi di austerity della mobilità, di far diventare dei ragazzi dei veri e propri professionisti del Reselling. E magari allenarli ad una professione futura.
Pier Daniele Dalle Rive