di Carlo Rebecchi
Ancora più potente, un monarca assoluto dal quale, ormai, ci si può aspettare di tutto. Questa, secondo l’insieme degli analisti internazionali, la dimensione del risultato con il quale Vladimir Putin è stato rieletto per la quinta volta presidente, fino al 2030, della Federazione Russa. Premesso che si è trattato di una ‘elezione farsa’ dall’esito scontato, in quanto i competitor erano stati scelti con cura perché non facessero ombra allo ‘zar’, il risultato – l’88 per cento – è da autentico plebiscito. E non c’è dubbio che Putin saprà sfruttarlo a fondo.
Da ieri, decimo anniversario della ‘riconquista’ della Crimea, il presidente russo potrà ribadire che sta costruendo una Russia ancora più forte e che in questa ‘missione’, attualmente in Ucraina, ha il consenso e addirittura ‘la spinta’ del popolo russo. L’ ‘operazione speciale’, come Putin chiama quella che per il resto del mondo è una guerra, potrà soltanto prendere ulteriore vigore. E’ quindi prevedibile, secondo gli esperti, che Mosca accentui ulteriormente la pressione per consolidare le conquiste finora acquisite.
A spingere in questa direzione è anche il momento di apparente stanchezza che stanno manifestando la stessa Ucraina e e suoi alleati. Joe Biden sta senza alcun dubbio dalla parte del presidente Zelensky, ma i repubblicani di Donald Trump gli impediscono da mesi di consegnare agli ucraini i 6 miliardi di dollari promessi per l’acquisto delle armi e delle munizioni di cui hanno bisogno per resistere all’esercito russo,. Il rapporto della capacità di fuoco è di uno a dieci, sempre più squilibrato, con perdite umane dalla parte ucraina sempre meno sostenibili.
L’Europa, anch’essa solidale con l’Ucraina, ha finora lasciato fare agli americani., che forniscono la metà del totale degli aiuti. Il plebiscito elettorale a vantaggio di Putin è però un campanello d’allarme. Senza una difesa europea meglio organizzata, e senza investimenti all’altezza dei bisogni, l’Europa rischia di trovarsi un domani esposta senza alcun riparo davanti ad una Russia che, oltre al Donbass, potrebbe essere tentata di recuperare anche altri territori appartenuti all’Unione Sovietica, come la Transnistria o altre aree del Baltico.
Va intesa in questo senso, spiegano a Parigi, cioè come ‘prepariamoci a tutto’ la ‘provocazione’ del presidente Macron sulla possibile necessità di un intervento europeo o della Nato in Ucraina sul terreno che avrebbe come immediata conseguenza, e su questo tutti concordano, lo scoppio della terza guerra mondiale. Un pericolo avvertito da molti, ma di cui pochi parlano, forse per non innervosire le proprie opinioni pubbliche in un periodo preelettorale sia in Europa (dove si voterà a giugno) sia negli Stati Uniti (in novembre). Eppure i cittadini dovrebbero essere informati, perché, come ha spiegato Macron, in gioco c’è il futuro del nostro mondo e del nostro benessere.
Nessun analista si azzarda in queste ore ad avanzare ipotesi su come Putin ‘spenderà’ il capitale di consenso accumulato con il trionfo elettorale. In una democrazia quel consenso servirebbe forse a consolidare la politica del Paese. Putin, come detto, se ne servirà certamente per giustificare la sua guerra contro l’Ucraina. Il timore è che finisca per convincersi di essere talmente potente da poter ricostruire guerra dopo guerra la Grande Russia. Come si potrà fermarlo, in questo caso, se non con una terza guerra mondiale ?
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