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Dopo l’inquinamento da Pfas, scoppia il caso del mercurio

Ho presentato un esposto presso la Procura di Treviso per l’aumento dell’inquinamento della falda acquifera da mercurio nei comuni di Quinto, Treviso, Preganziol e Casier”. Lo dichiara, in una nota, il Consigliere regionale del Partito Democratico e Vicepresidente della Commissione Ambiente, Andrea Zanoni. “L’annuncio è stato dato – afferma il Consigliere – nel corso di una conferenza stampa insieme ai sindaci di Preganziol, Paolo Galeano e di Casier, Miriam Giuriati e al professore Umberto Battel del  Comitato Tutela Acque Potabili”.
“Nell’esposto per il reato di avvelenamento di acque destinate al consumo umano, che ho consegnato direttamente nelle mani del Procuratore della Repubblica  Michele Dalla Costa – prosegue Zanoni – ho denunciato anche l’allargamento a sud-est dell’inquinamento della falda, inquinamento che è già costato circa tre milioni di euro, principalmente di fondi pubblici: pertanto, è doveroso individuare la fonte dell’inquinamento e i diretti responsabili”.
“Il caso – precisa l’esponente democratico – è scoppiato ormai nel 2010: se ne è occupata anche la Commissione Bicamerale Ecomafie nella Relazione del 23 giugno 2016. L’inquinamento, profondo circa 200/300 metri, ha interessato circa 500 pozzi per un’area di circa nove chilometri che comprende i comuni di Quinto, Preganziol, Casier e Canizzano, frazione di Treviso. L’origine dell’inquinamento può essere collocata nel territorio comunale di Paese, anche se la fonte primaria che ha causato tutto ciò non è mai stata individuata. Tuttavia, solo per fare degli esempi, grazie ad adeguate indagini, nel caso del Tetracloroetilene a Villorba, l’origine è stata individuata nello stabilimento Benetton di Castrette, così come per i Pfas, nelle province di Vicenza, Verona e Padova, nella Miteni di Trissino, mentre per il Bromacile a Paese e Quinto è stata individuata la discarica Tiretta di Padernello di Paese. Purtroppo, come ha dimostrato l’ultimo studio Arpav con il monitoraggio di giugno di quest’anno, l’inquinamento non diminuisce e sta anzi avanzando verso sud-est con un incremento dei valori”.
“Un problema ambientale – sottolinea il Consigliere del Partito Democratico – ma anche economico. Un pozzo per acqua potabile costa dai 10 ai 15mila euro e se l’acqua è inquinata non è più servibile. L’allacciamento all’acquedotto invece costa qualche migliaia di euro Quanto è costato al pubblico? Almeno 2.110.000 euro, probabilmente molto di più. Tra pubblico e privato possiamo affermare che sono stati superati i 3 milioni di euro. E non è giusto che sia sempre il contribuente a pagare per i disastri altrui”.
“Trovo gravissimo l’atteggiamento della Giunta Zaia e dei consiglieri di maggioranza – conclude Zanoni – che hanno bocciato un mio emendamento al bilancio prima e un ordine del giorno poi, in cui si chiedeva di stanziare 300mila euro per un’indagine idrogeologica utile ad individuare la fonte primaria dell’inquinamento che ci consentirebbe di agire e fermarlo. Uno studio indispensabile per evitare di gettare altri milioni nei nuovi interventi in emergenza che si renderanno necessari, dato che il più recente monitoraggio dell’Arpav ha dimostrato come l’inquinamento della falda stia avanzando verso sud-est ed è ormai arrivato ai confini con Mogliano”.