L’aula del Senato ha votato la fiducia al governo posta sul decreto legge recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica. I sì sono stati 106, i no 68 e un astenuto. Il provvedimento è così convertito definitivamente in legge.

“Oggi abbiamo chiuso con l’approvazione via definitiva al Senato il cosiddetto salva casa. In realtà è qualcosa che riguarda l’edilizia privata a 360 gradi. È qualcosa su cui ho lavorato personalmente con mille difficoltà, perché ovviamente la burocrazia ha certe resistenze”. Lo ha detto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, intervenuto alla festa per gli 80 anni dell’Ance Roma Acer. “Col nuovo salva casa si passa dall’istituto barbaro, dal mio punto di vista, nei confronti delle imprese, dei cittadini, del silenzio rigetto, che è un istituto che è un ossimoro. Adesso si passa, a carico della pubblica amministrazione, al silenzio assenso. Io operatori, io cittadino, ti faccio la mia domanda. Se entro 30 o 45 giorni e non mi rispondi, vuol dire che io ho diritto di fare quello che ti ho chiesto di fare, che penso sia proprio di un paese civile dove la pubblica amministrazione è a servizio delle imprese, dei cittadini e non il contrario”, ha aggiunto Salvini. “Conto che rimettere sul mercato, non alcune migliaia, ma secondo la stima dell’ordine degli ingegneri, alcuni milioni di abitazioni che oggi non potevano starci per piccole imperfezioni, irregolarità o difformità, la doppia conformità e amenità solo italiane, possa rialimentare il settore dell’immobiliare, che certo poi a Roma ha anche la burocrazia comunale non sempre a disposizione, però penso che sia un buon viatico”.

“E’ una bellissima giornata. Un provvedimento fondamentale per difendere le case degli italiani”, dice Morelli (Lega). “Va incontro alle necessità di cittadini e comuni. Non è un condono ma un fare chiarezza nella burocrazia.  L’ edilizia va liberata da limitazioni alle libertà degli italiani di gestire le proprie proprietà”.

Opposizione all’attacco

“Siamo ormai al sessantottesimo decreto legge, anche questo, come quasi tutti gli altri, privo dei fondamentali presupposti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione. Un’occasione sprecata per una vera riflessione sulla casa e sul diritto all’abitare, ma anche l’evidenza di una divisione profondissima tra le forze di maggioranza che ha reso questo provvedimento terreno di trattativa politica e, inevitabilmente, di una riduttiva mediazione al ribasso”. Lo afferma il senatore Michele Fina, membro della Commissione Ambiente e Lavori pubblici. “Manca una strategia e un piano di rilancio del ‘bene casa‘ di cui il decreto in conversione rappresenta un esempio negativo: carente, senza visione, frutto di una cultura politica che chiama ‘salva casa‘ un provvedimento normativo che andrebbe chiamato ‘salva abusi’. Si tratta – sottolinea Fina – di una generale e indiscriminata sanatoria che consentirà grandi affari e grandi guadagni ai detentori di ingenti patrimoni. Al cospetto di tutto questo, dove sono invece gli attesi e sacrosanti provvedimenti, questi si improcrastinabili, per il sostegno agli affitti, per rifinanziare il fondo affitti e la morosità incolpevole, provvedimenti urgenti per affrontare la carenza di case per studenti e studentesse e la carenza di alloggi di edilizia residenziale pubblica per le famiglie a basso reddito?”. “La strada imboccata è chiarissima: deregulation, incentivo della rendita, un ‘liberi tutti’ che favorisce la speculazione e non si occupa dei veri problemi. Tutto questo in un clima di profonda divisione all’interno della maggioranza. E’ andato in onda un pessimo spettacolo che non ha aiutato a emendare e a migliorare un provvedimento profondamente sbagliato e dannoso. Una maggioranza e un Governo ormai sempre più divisi e che su questo provvedimento hanno dato ampia dimostrazione delle lacerazioni crescenti”, conclude Fina.

M5Stelle: “E’ un condono”

“A sentire i colleghi di Centrodestra sembra che il provvedimento in discussione agisca per sanare qualche piccola veranda, qualche parete spostata, una parete interna, una finestra spostata di 20 centimetri rispetto al progetto. Questo provvedimento, sganciando le due conformità, quella urbanistica e quella edilizia al momento in cui viene realizzato intervento, dal momento in cui si richiede di sanare l’opera realizzata anche in variazione essenziale del permesso rilasciato, consente l’aver realizzato un piano in più di una casa dove non si aveva cubatura quando è stata costruita mentre oggi la si ha. È chiaro, infatti, che i piani urbanistici in questo Paese sono sempre stati espansivi e non regressivi: abbiamo sempre ampliato le cubature disponibili, quindi si può fare un piano in più e, se si è in zona a bassa sismicità, lo si può fare senza nemmeno sottostare alle norme tecniche sulle costruzioni di oggi. Tuttavia, anche senza andare in variazione essenziale, ad esempio un piano interrato completo in più, fatto in difformità rispetto al permesso di costruire rilasciato, oggi può essere sanato con il provvedimento in discussione. Io non discuto, possiamo avere posizioni diverse sul voto a questo provvedimento. Però, a prescindere dal merito e dal fatto che possiamo avere posizioni diverse, almeno vorrei che si dicessero le cose come stanno e che si avesse contezza di ciò che si sta votando. Infatti, sentir dire il presidente Romeo che questo provvedimento mette a posto soltanto piccole difformità, come la finestrella spostata e la parete interna, non corrisponde assolutamente al vero. Qui stiamo facendo un condono che, rispetto alla nozione di condono, ha come unica differenza il fatto che non è temporalmente limitato ma vale da adesso in poi; stiamo, tuttavia, di fatto condonando interventi che sono stati realizzati in modo non consentito. Per voi va bene farlo, per noi un po’ meno, ma almeno dobbiamo essere tutti consapevoli di quello che stiamo votando”. Così il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli intervenendo in aula al Senato.

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