Siamo solo ai titoli di testa della legge di Bilancio in discussione, ma noi della Anmic temiamo già che per il mondo della disabilità neanche stavolta arriverà facilmente l’auspicato lieto fine. Ecco perché vogliamo mantenere alta l’attenzione, confrontandoci da subito con Istituzioni e Parlamento.” E’ un giudizio duro quello espresso dal Presidente nazionale dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic) Nazaro Pagano, nel corso del XIII Congresso nazionale della maggiore associazione italiana della disabilità .
Un’accusa che nasce “non solo dalla riflessione sulle gravi e strutturali carenze del nostro Welfare in tema di disabilità e non autosufficienza. Ma soprattutto dalla constatazione che nel dibattito pubblico, politico e parlamentare, questo tema viene spesso citato ed utilizzato, ma è ancora lungi dall’essere seriamente affrontato in termini legislativi ed economici, come spiega nel suo intervento”.
”Anche se illustri esponenti del mondo della politica e del Governo avevano in questi mesi promesso maggiori risorse destinate alle politiche per le disabilità , constatiamo che tali promesse sembrano ancora una volta disattese. La legge di bilancio, ad esempio, prevede l’istituzione di un fondo denominato “Fondo per la disabilità e non autosufficienza”, con una dotazione di fatto di 50 milioni di euro. Ma l’attuazione degli interventi si definirà solo successivamente, “con appositi provvedimenti normativi”. Pertanto queste risorse non sono realmente spendibili. E’ come se fossero riposte in un cassetto. Siamo certi che questi provvedimenti poi arriveranno? Oppure, alla prima emergenza, i fondi potranno essere dirottati su altri capitoli di spesa? E’ vero che questo fondo dovrà essere aumentato nei prossimi anni per arrivare ad un importo complessivo di circa 500 milioni nel 2023, ma l’attuazione è comunque rimandata di fatto agli anni successivi”.
“Il Fondo servirà ad attuare il Codice della disabilità – prosegue Pagano – come annunciato dal Presidente del Consiglio Conte. La realizzazione di questo Codice sarebbe certamente un fatto positivo, perchè è importante che il Governo pensi ad un più ampio disegno riformatore sul tema della disabilità. Ma perché abbia possibilità di successo, serve uno stanziamento immediato, perché senza fondi non c’è possibilità di vera riforma. Servirebbero poi condizioni di stabilità politica, che in questo periodo purtroppo appaiono un miraggio. La politica dovrebbe invece comprendere che i temi che riguardano la disabilità sono complessi ed occorre avviare una seria programmazione a medio e lungo termine”.
Nel corso del dibattito la Anmic ha infine riassunto le attuali priorità in otto punti che nei prossimi giorni saranno illustrati nel confronto con Governo e Parlamento. I sette milioni e mezzo di persone con disabilità ed i loro nuclei familiari necessitano di risposte certe, in termini di politiche e servizi sui seguenti temi:
· PENSIONI DI INVALIDITA’: aumento graduale delle pensioni di invalidità, partendo da coloro che si trovano in condizioni certificate di gravità e/o pluridisabilità.
· LAVORO: sviluppo di modelli occupazionali (con l’utilizzo di innovazioni metodologiche e tecnologiche) adeguati alle specifiche tipologie di disabilità, valorizzandone le abilità e le professionalità, dando dignità ed autonomia alle persone con disabilità con un sistema di garanzie e tutele. Solo così passeranno da soggetti passivi da assistere, a soggetti attivi e produttori di reddito.
· ISTRUZIONE E FORMAZIONE: adattare strutture, sistemi didattici e formativi degli istituti di ogni ordine e grado (Scuole, Università, CFP), alle specificità delle persone con disabilità, al fine di ridurre sensibilmente i livelli di esclusione sociale e occupazionale.
· REALIZZAZIONE DI UN CODICE UNICO PER LE DISABILITA’ (attraverso la Legge Delega): per rendere più organico l’attuale sistema normativo, per ridurre la stratificazione e l’instabilità normativa esistente, che pregiudica la “qualità della legislazione” e la stessa certezza del diritto.
· CAREGIVER FAMILIARI: riconoscere il ruolo centrale del Caregiver familiare che sceglie di prendersi cura del proprio congiunto con disabilità, attraverso un quadro giuridico che ne riconosca i diritti e crei adeguate misure di sostegno.
· VITA INDIPENDENTE: attuare politiche, sevizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società delle persone con disabilità, al fine di definire linee comuni per l’applicazione dell’ art 19 della Convenzione ONU. Fissando criteri guida per la concessione di contributi, per la programmazione degli interventi e servizi e la redazione dei progetti individualizzati.
· ACCESSIBILITA’ e MOBILITA’: adeguare la normativa in vigore, sviluppare modelli ed interventi volti migliorare la mobilità ed il trasporto, eliminare tutte quelle barriere, culturali, architettoniche, senso percettive, della comunicazione, digitali, che sono ad oggi ostacolo all’inclusione delle persone con disabilità.
· SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA: uniformare e semplificare le procedure ed i servizi pubblici e privati, per facilitare l’accesso alle persone con disabilità e alle loro famiglie.