Drex, team di studenti di ingegneria dell’Università di Padova, ad ottobre lancerà in orbita il proprio riflettore parabolico dispiegabile. DREX è l’acronimo per Deployable Reflector EXperiment ed è un dimostratore tecnologico. Tra i sei studenti Veneti anche un Altopianese doc, Cristian Ambrosini, team leader del gruppo. Insieme ai compagni: Alessandra Bellina, Loris Bogo, Stefano di Marco, Filippo Marconi e Giorgio Tesser ha partecipato al bando Rexus /Bexus ideato da Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. Questo tipo di missioni sono di fatto delle missioni spaziali a tutti gli effetti e ne seguono l’iter.
Dopo mesi di attesa e di colloqui atti a verificare la validità e la fattibilità del progetto, il 16 dicembre la conferma che ad ottobre il prototipo veneto potrà essere lanciato in orbita dalla Base Spaziale di Esrange a Kiruna, centro di lancio dell’Agenzia Spaziale Svedese, situato a 160 km a Nord del Circolo polare artico. DREX volerà con la piattaforma BEXUS- 24/25.
L’Esa tramite questo bando da la possibilità agli studenti universitari di lanciare un esperimento di propria concezione su di un pallone stratosferico o un razzo suborbitale. I lanci saranno otto, due team sono proposti direttamente dall’Agenzia Spaziale tedesca, gli altri sei hanno dovuto superare una dura selezione. Nel caso di questi giovani, studenti di vari rami dell’ingegneria da quella Aereospaziale a quella elettrica, si tratterà di un pallone sonda. Questo perché il volo durerà circa 5 ore, mentre nel caso del razzo il tempo in volo sarebbe stato minore anche se l’altezza maggiore. L’esperimento che verrà collegato al pallone stratosferico è un riflettore parabolico dispiegabile, dopo averlo costruito e testato verrà lancio e una volta recuperato verranno analizzati il volo e i dati e infine presentati i risultati. La novità del riflettore sta nella possibilità di partire chiuso su se stesso, compatto per superare gli strati più turbolenti dell’atmosfera per poi aprirsi una volta giunto in stratosfera permettendo di raccogliere più dati, data la maggior superficie riflettente. Se partisse aperto non sarebbe più possibile controllare la traiettoria del volo.
“La tecnologia di Drex punta ad aprire la strada per l’utilizzo di parabole di grandi dimensioni in stratosfera. – spiega il team leader Cristian Ambrosini – “I dati raccolti da questo esperimento, insieme alle difficoltà tecniche che incontreremo e alle soluzioni che ne conseguiranno, potrebbero fornire un ottimo punto di inizio per prospettive future e per applicazioni più avanzate per l’ambiente orbitale. Un ultimo, ma non meno importante, obiettivo del progetto Drex, è quello di far crescere ogni membro del team gettando le basi per formare ingegneri esperti e preparati. Il nostro è un progetto di ricerca no-profit e attualmente stiamo cercando aziende che possano sostenerci nel portare a termine questa nostra impresa. Non meno importante è la nostra volontà di rendere partecipi più persone possibili delle peculiarità di un progetto nato e cresciuto ad opera di studenti italiani. Infatti, la divulgazione scientifica è molto importante a qualsiasi livello e campo di conoscenza e riteniamo che la partecipazione di un progetto studentesco italiano in un programma coordinato in scala europea possa essere un vanto per il nostro Paese e per le nostre città di provenienza. Abbiamo, inoltre, la convinzione che un progetto di ragazzi del luogo come noi possa rappresentare un ponte tra le persone e un ambiente affascinante, come lo spazio, che non è poi così lontano come può sembrare.”.
Il team sta cercando fondi, dato che al momento solo il 10% del budget è stato recuperato.
Giulia Rigoni