Dilaniato dai cani e bersaglio di un fucile a pallettoni. Ma era solo un cucciolo che ha fatto una morte atroce. Mercoledì mattina, è stata una residente di Pugnello, frazione di Arzignano, ad avvisato le guardie Zoofile dell’Enpa del ritrovamento di un capriolo gravemente ferito in un terreno privato. Il corpo esanime della bestiola era ridotto male.
Una volontaria dell’Enpa ha capito subito che era piccolo ed era in punto di morte: aveva ampie ferite nella parte posteriore , le gambe spezzate con le ossa in evidenza, profonde lacerazioni sui fianchi. Straziante l’agonia del cucciolo che è spirato, chiudendo gli occhi davanti alla volontaria che ha fatto in tempo ad allungare qualche carezza e cercare di dare conforto all’animale sofferente.
La proprietaria del terreno ha dichiarato che quella mattina, dopo le sette e mezza, aveva notato dei cani da caccia che si erano avventati su un animale e lo stavano dilaniando. A quel punto è uscita di corsa allontanandoli, ma era troppo tardi. Ormai il povero capriolo era stato ferito in modo gravissimo.
La volontaria, sentito il capo nucleo delle guardie Zoofile , si è precipitata in una clinica veterinaria per chiedere degli esami post-mortem sul piccolo capriolo.
In poche ore sono stati effettuati radiografie ed autopsia e i risultati hanno dimostrato che la bestiola era stata sbranata dai cani da caccia. Il corpo senza vita però, presentava anche un colpo d’arma da fuoco sul fianco destro.
Il colpo sparato da un fucile a pallettoni, non sarebbe stato mortale e a quanto pare, il cacciatore che ha fatto fuoco, sarebbe colpevole di un atto di bracconaggio in quanto il capriolo in quella zona è protetto. Ma è illegale, e ancora più grave l’utilizzo di munizione spezzata, in quanto implica nella maggioranza dei casi il solo ferimento dell’ungulato, un gesto inqualificabile di una crudeltà inaudita, poiché porta il povero animale a morire tra atroci sofferenze.
Il veterinario ha potuto riscontrare anche una frattura su una zampa posteriore risalente a circa tre settimane prima, sempre provocata da una fucilata.
Questo significa che al povero capriolo hanno sparato per ben due volte nel giro di venti giorni.
Grave la denuncia della cittadina che aveva già capito tutto trovando il capriolo morente. Iinformata degli esami ha detto: ”Ho subito angherie di ogni genere, per tanti anni. Sono stata anche minacciata con le armi quando sono entrati nella mia proprietà e per difendere i miei animali, mi sono messa ad urlare. Ho dovuto recintare la mia proprietà, ma mi è costato caro, un cane mi è stato impallinato, altri due, morti avvelenati, è stata avvelenata ed è morta perfino la mia cavalla a cui tenevo moltissimo”.
Alice Berti