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Covid. “Veneto a rischio, inasprire i provvedimenti”, l’appello a Zaia e Speranza

Veneto in cima alla lista per contagi e morti da covid e il Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica scrive al governatore del Veneto Luca Zaia e al ministro della Salute Roberto Speranza di adottare misure urgenti e dichiarare il Veneto a rischio.

“In contrasto con la situazione nazionale, l’emergenza nella Regione Veneto non accenna a stabilizzarsi. Anzi. In base ai dati forniti da Azienda Zero, i morti per Coronavirus lunedì 7 dicembre sono stati 113. Mai così alti – spiegano da CoVeSaP, organismo apartitico, indipendente e senza fini di lucro che riunisce i comitati veneti sorti spontaneamente a difesa della Sanità Pubblica – Per il terzo giorno consecutivo, il Veneto è stata la prima regione in Italia per numero di contagi, 1000 più della Lombardia, con un rapporto tra nuovi positivi e tamponi effettuati stabilmente molto superiore alla media nazionale. Ciò significa che tra due o tre settimane, proprio sotto Natale e Capodanno, vedremo un picco di ricoveri e di morti conseguenti agli attuali nuovi casi. Nel frattempo i reparti si stanno riempiendo di pazienti Covid. Questa è la situazione attuale, in contrasto con la classificazione della nostra regione, a dispetto di ogni evidenza epidemiologica, in zona gialla e, forse, anche a causa della classificazione stessa. L’assegnazione del Veneto alla fascia a minor rischio di contagi si basa, com’è noto, anche sui 1000 posti-letto di Terapia Intensiva dichiarati disponibili in regione. Consultando la documentazione regionale risulta tuttavia che a maggio 2020 i posti letto di Terapia Intensiva pienamente attrezzati, compresi 44 privati, erano 559. Dovrebbero poi esserci, di nuova attivazione, 191 posti letto aggiuntivi attrezzati, ovvero forniti di almeno un respiratore, ma non è chiaro se siano forniti anche di tutti gli altri presidi tecnologici e organizzativi necessari, ovvero prese per vuoto e aria compressa, allarme ottico e acustico, impianti di aspirazione con ricambio e filtraggio dell’aria, pompe d’infusione, monitor, carrelli con defibrillatore e pacemaker esterno, oltre alla presenza H24 di personale medico e infermieristico qualificato, ovvero un dirigente medico anestesista rianimatore e due infermieri ogni 4 posti letto.  Nel conteggio ci sono poi 176 posti letto di terapia semintensiva riconvertibili in Terapia Intensiva, previsti dal Piano Emergenziale per l’Autunno 2020, presumibilmente dotati quantomeno di CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), ma di cui non è chiara la restante dotazione. Infine, nella citata DGR si prevedono 90 posti letto derivati dalle sale operatorie, riconvertibili entro 36 ore. La somma porta ad un totale di 1016 posti letto. Questi numeri sono stati sostanzialmente confermati dai media anche di recente. E’ evidente, da quanto descritto sopra, che una parte cospicua dei posti letto di terapia intensiva della Regione Veneto sono più virtuali che reali e, oltretutto, affidati a personale sanitario non specializzato. Mancano infatti all’appello molti medici e infermieri rianimatori che dovrebbero gestirli.  Il Coordinamento Veneto per la Sanità Pubblica (CoVeSaP) conferma il rispetto delle istituzioni e il senso di responsabilità a cui si è attenuto in questi mesi e, proprio per questo, a fronte dell’attuale situazione epidemiologica, dell’incertezza sulla reale disponibilità dei posti letto di terapia intensiva e del numero e tipo di personale sanitario specializzato effettivamente presente negli ospedali, sente il forte dovere morale di chiedere al ministro della Salute Roberto Speranza di rivalutare con urgenza l’attuale classificazione di rischio del Veneto e al presidente della Regione, Luca Zaia l’adozione immediata di misure urgenti di contenimento del contagio più efficaci e stringenti, che possano contenere l’allarmante diffusione dell’epidemia nella nostra regione”.