La temperatura andrebbe misurata a scuola, non a casa. A dirlo è Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell’A.O. Università di Padova, durante la trasmissione Agorà Rai Tre.
“Io penso che non sia una procedura corretta far misurare la febbre a 8 milioni di famiglie. Questo non è un approccio che porta alla chiarezza. Io penso che si sarebbe dovuto misurare la temperatura a scuola con sistemi automatici ed efficienti che adesso sono disponibili”. Per Crisanti “37,5 è stato un livello stabilito per gli adulti. Adesso sappiamo che la maggior parte delle persone o dei ragazzi di età tra i 5 e i 18 anni hanno sintomatologia lievissima e transitoria. Quindi è chiaro che la soglia deve essere abbassata se vogliamo catturare casi che passerebbero quasi inosservati. Va abbassata secondo a 37 – 37,1”.
Sulle procedure di misurazione della temperatura sottolinea: “Esistono sensori elettronici che funzionano senza l’aiuto di alcun tecnico e che misurano la temperatura in pochi istanti, come quelli installati ad esempio negli aeroporti o in molte aziende”.
Crisanti è duro su alcune scelte: “Certo è che il Cts ritiene di essere il depositario della verità scientifica, ma non ascolta e non considera i professori universitari. Un sintomo del fatto che in questo Paese l’università vale ormai meno di zero e viene considerata un’istituzione che non produce conoscenza. Siamo talmente a ridosso della ripartenza che a questo punto dobbiamo adoperarci tutti affinchè le scelte del governo, con le correzioni già introdotte dalle singole Regioni nei giorni scorsi, siano un successo”.