Il rapporto del Centro studi: ”La crisi dal 2007 al 2013 ha lasciato sul terreno 8 punti di Pil”. Ma gli economisti di viale dell’Astronomia non chiudono la porta all’ottimismo: “Il punto di svolta non si vede ma non è lontano“. Sul voto: “Spetta alla politica rompere la cappa dei timori e orientare verso una stagione di sviluppo”.

 “L’Italia è ancora immersa in una profonda contrazione della domanda interna e della produzione“. Una crisi meno profonda di quella del 2008-2009, a macchia di leopardo, e con alcuni ‘segnali di assestamento’, ma che “si allunga” e appesantisce il 2013 rinviando la ripresa attesa per il prossimo anno ai primi mesi del 2014.

 Per questo ‘migliora’ la previsione del Pil per il 2012 a -2,1% rispetto al -2,4% previsto ma peggiora quello del 2013 che schizza a -1,1% dal -0,6% atteso. E’ solo dal 2014 che è previsto “un modesto recupero” dello 0,6%. E’ il rapporto del Centro studi di Confindustria a fotografare la situazione economica di una crisi che dal 2007 al 2013 ha lasciato sul terreno della recessione 8 punti di Pil. Ma gli economisti di viale dell’Astronomia non chiudono la porta all’ottimismo: “il punto di svolta non si vede ma non è lontano“, dice il capo economista di Viale dell’Astronomia, Luca Paolazzi, guardando a quel +0,2% di Pil che si registrerà a cominciare dall’ultimo trimestre del prossimo anno.

 Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, commentando i dati di Confindustria che sposta in avanti di un semestre la ripresa al 2014, rispetto al governo che indica la seconda metà del 2013, ha dichiarato: ”Non ho ragioni per cambiare opinione per ora”.

 ”Mi sembra che gli elementi che ci sono adesso – ha continuato – e che sono certamente non belli, ma di conferma del quadro tendenziale, non ci fanno ritenere che ci sia un ritardo. Continuiamo a ritenere chenella seconda metà del 2013 ci sarà un’inversione di tendenza. Quindi ad oggi non abbiamo elementi per cambiare questa nostra previsione”.

 Confindustria guarda con apprensione al peso dell’incognita elezioni sull’andamento della recessione in corso. “L’orizzonte è ulteriormente offuscato dall’indeterminatezza dell’esito delle prossime scadenza elettorali“, avverte il Rapporto del Centro studi che fotografa una situazione di “profonda contrazione” del paese alle prese con un prolungamento inaspettato della crisi. Per questo, ammonisce, “spetta alla politica rompere la cappa dei timori e orientare le aspettative verso una nuova stagione di sviluppo”.

 La crisi spinge pesantemente giù gli investimenti che nel 2012 raggiungono -8,2% cui seguirà un -1,8% nel 2013, stima il Csc. Dal 2007 ad oggi hanno lasciato sul terreno il 23,1% in termini reali, toccando i minimi dal 1997. “E’ una seria ipoteca alle potenzialità di sviluppo futuro”, si legge nel Rapporto.

 E crollano del 3,2% i consumi delle famiglie italiane nel 2012: il peggior dato dal dopoguerra. Una caduta che proseguirà nel 2013, con un -1,4% per stabilizzarsi nel 2014 quando vedrà la luce un timido 0,3%, anche se quelli per abitante arretreranno ancora tornando poco sopra i valori del 1997.

 La pressione fiscale, prevede il Centro studi di Confindustria, rimarrà prossima ai massimi storici e insostenibilmente elevata, specie quella effettiva: il 53,9% del Pil nel 2014 al netto del sommerso dal denominatore.

 In crescita anche la disoccupazione. Secondo le previsioni del Csc di Confindustria il tasso raggiungerà l’11,1% a fine 2012 e il 12,2% a fine 2013 per assestarsi intorno al 12,4% nel 2014. Dati in crescita se si includono i lavoratori attualmente in Cig: il tasso di disoccupazione 2013 arriverà al 13,5% e al 13,6% nel 2014. “Dal picco di fine 2007 alla metà del 2011 – rilevano gli economisti di viale dell’Astronomia – sono state 1,1 milioni le unità di lavoro perdute e diventeranno 1,5 milioni nel terzo trimestre 2013”.

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