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Codici: “Le vittime delle truffe online abbandonate dalle istituzioni”

Un caso preoccupante, che deve far riflettere. Parliamo della truffa online subita da un cittadino , assistito dall’associazione Codici in una battaglia legale che ha avuto un epilogo amaro, dal sapore di resa. Nei giorni scorsi il Tribunale  ha emesso un provvedimento con cui viene disposta l’archiviazione del caso in quanto, in estrema sintesi, risalire ai malviventi è troppo complicato.

La vicenda ha inizio la scorsa estate. Attirato, come tanti, dalle pubblicità accattivanti di investimenti facili e redditizi, il risparmiatore decide di fare un’operazione su una piattaforma di trading online. Nel giro di poco tempo, i soldi spesi raggiungono la cifra di circa 5mila euro. Una somma considerevole, che però non frutta nulla. Sorge, quindi, il timore di una possibile truffa, che spinge il cittadino a richiedere l’aiuto dell’associazione, impegnata da tempo nell’assistenza legale per questi raggiri.

“In questi casi – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – il nostro consiglio è quello innanzitutto di denunciare. Al tempo stesso, è utile stare al gioco, ovvero non interrompere i rapporti con i truffatori, ma, al tempo stesso, non procedere con ulteriori pagamenti. Abbiamo seguito questo iter anche in questa vicenda. In questo modo, i finti broker pensano di avere ancora in pugno la vittima, mentre le forze dell’ordine hanno il tempo per svolgere le indagini. Ed è quello che è successo. I malviventi sono stati rintracciati, solo che, con grande amarezza e non senza sorpresa, ci siamo trovati di fronte alla resa delle istituzioni. Il Gip, infatti, ha accolto la richiesta del Pm, disponendo l’archiviazione in quanto è troppo complesso rintracciare i truffatori, trovandosi nella Repubblica Dominicana. Un provvedimento che, ovviamente, contestiamo con forza. Quello delle truffe online è un fenomeno in crescita. La risposta di fronte a questo scenario non è arrendersi, ma combattere in maniera ancora più decisa. In che modo? Ad esempio, trattando questi casi non come singoli episodi, come spesso accade, ma come un’associazione a delinquere. Perché è questo di cui si tratta. Parliamo di bande strutture e ben articolate, che sfruttano tecniche aggiornate, non sono ladri improvvisati. Un’altra risposta è perseguire il reato in maniera più forte. Le condanne emesse, infatti, sono lievi e spesso prescritte. La sentenza del Tribunale di Lecce non è certamente un segnale positivo. La strada da intraprendere per tutelare le vittime delle truffe online è un’altra. Sicuramente non è facile, ma deve essere percorsa fino in fondo, senza tentennamenti e passi indietro”.

Comunicato Stampa