Quattro bambini di Calvene (Giacomo, Davide, Gioele e Leonardo) e il fiume Astico: è questa la singolare ambientazione scelta da don Marco Pozza per il suo nuovo libro, “L’imbarazzo di Dio”, edito dai tipi della San Paolo, uscito ieri nelle librerie di tutta Italia e che verrà presentato in anteprima nazionale giovedì 2 ottobre alle 20.30 nella chiesa di Cogollo del Cengio, la parrocchia che il “prete di periferia” accompagnerà anche nel cammino dell’Avvento e della Quaresima.
Don Pozza, definito dalla stampa cattolica «uno degli autori spirituali più promettenti di questo momento», consegna questa sua rilettura appassionata dei Vangeli nel decimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale: 176 pagine che commuovono, che sembrano celebrare con parole di poesia il cristianesimo anche quando mostra al mondo un Dio perdente.
‘Mettere in conto, la mattina quando mi alzo, di poter sbagliare durante la mia giornata mi rende profondamente libero. Ho una convinzione – spiega don Pozza – che nessuno mi potrà mai togliere: che non ci sia nulla di più agghiacciante che morire nuovi di zecca. Eppoi ci sono sconfitte che hanno scritto la storia più della vittorie; perdenti che nell’immaginario collettivo sono diventati più simpatici dei vincenti. La Scrittura è l’unico libro di storia scritto da un popolo perdente: tutte le altre storie le scrivono i vincitori. La mia parrocchia (il carcere di massima sicurezza “Due Palazzi” di Padova, ndr) è quella con la più alta densità di perdenti dell’intera Diocesi di Padova: eppure dentro batte forte la Grazia, oserei dire come in pochissimi altri posti al mondo: chiedetelo a papa Francesco. Amare i perdenti, poi, – continua don Pozza – è roba da giganti: solo le madri riescono a guardare in faccia la morte e farle gli sberleffi. La mia passione per le madri va ben oltre l’amore per mia madre: contemplare il volto di una madre – della madre di un malfattore, di un perdente, di un disgraziato – è capire l’estremità dell’amore. E’ capire chi è Dio. E’ lasciarsi sorprendere al punto tale da sentirsi in imbarazzo. Nell’imbarazzo più assoluto’. L’imbarazzo di Dio, appunto.
di Redazione Thiene on line
(foto di Gigi Abriani)