Il Capodanno Veneto volano per l’economia, alla stregua di quello cinese, che si festeggia nello stesso periodo e garantisce all’Impero Celeste flotte di turisti che rimpinguano le casse dello Stato.

Lo stesso potrebbe succedere in Veneto, se i festeggiamenti del ‘Cao de ano’, che durano dall’1 al 9 marzo, fossero organizzati con spirito imprenditoriale che mira ad un riscontro economico. Lo aveva immaginato nel 2005 Giuseppe ‘Bepin’ Segato, scrittore e patriota veneto che ispirò l’assalto dei ‘Serenissimi’ al Campanile di San Marco nel 1997. Quello che fu definito ‘il cattivo maestro’ in realtà amava la sua Regione con tutto il cuore e sperava per lei in un futuro ricco e prospero. Da qui l’intuizione di sfruttare una festa tipicamente veneta per attirare turismo e creare un indotto economico di grande portata.

Segato spiegò la sua idea al giornale Il Gazzettino e ‘sfidando’ la Cina, riassunse in poche righe la determinazione del suo comitato a ripristinare una importantissima tradizione storica. “Noi siamo come una pianta dalle centomila radici – scrisse Segato – anche se molte si seccano per gli stenti della rassegnazione, quelle che resistono sono talmente tenaci che riescono a rendere lussureggiante la chioma veneta”.

La lettera di Bepin Segato al Gazzettino

“Come da un paio d’anni ormai anche quest’anno è partita la campagna promozionale del comitato per le belle costumanze venete per la rianimazione del millennario Capodanno veneto del 1 marzo. Premesso che un calendario comune è una necessità irrinunciabile e che se non ce ne fosse già uno bisognerebbe inventarlo, va constatato che diverse genti del mondo conservano gelosa memoria del proprio Capodanno storico-culturale continuando riti e celebrazioni, ravvisando in questo un ottimo mezzo di tutela culturale e quindi di identificazione internazionale nel panorama della globalizzazione.

Quello veneto è indubbiamente uno dei più rilevanti e prestigiosi, non solo per la propria culla bensì per tutto l’Occidente. Una buona spinta per la sua rianimazione pare quanto mai opportuna, pur con la consapevolezza che si dovranno adattare riti e celebrazioni alla nuova realtà dei tempi, perché oltre alla memoria della civiltà potrà fornire occasione per un buon vantaggio economico. Un primo tentativo di promozione è partito già da qualche settimana con un calendario di lusso di tipo artistico su foglio unico con i mesi disposti in circolo, come le ore dell’orologio, in una duplice versione: una grande destinata alle aziende e un’altra di dimensioni ridotte per omaggi in occasione di celebrazioni pubbliche. Si è stampato pure un calendarietto molto semplice per scopi didattici, il quale presenta una schiera di quattordici mesi per evidenziare che gennaio e febbraio fanno parte del 2004 veneto mentre la sequenza degli altri dodici mesi, da marzo all’ultimo febbraio, il vero anno 2005 veneto. Il secondo tipo è invece in italiano, ambedue si onorano del patrocinio delle provincie di Padova e di Verona. Va ben chiarito che lo scopo non è quello di giungere a proporre il calendario nello stile del 1 marzo nell’impiego ufficiale ma quello di tutelare la memoria del solo capodanno “par amore o par schei” poiché il tornaconto all’immagine del Veneto sarà notevole e quello economico ancora maggiore. Il pensiero deve andare all’economia “tout court” e non al solo turismo, perché l’esperienza commerciale insegna che quanto maggiore è l’identificazione, tanto più la vendita negli affari ne trae vantaggio.

A ben considerare solo la Cina attualmente può avere il doppio interesse, culturale ed economico, nel Capodanno come noi veneti, mentre nella maggior parte dei casi si tratta di sola esigenza di identificazione etnico-culturale. Il comitato si è dato l’obiettivo, forse troppo arduo, di tentar di portare il Capodanno veneto entro il 2010 a fama mondiale, paragonabile a quella del Capodanno cinese. Se il confronto economico e demografico è improponibile, viceversa, sul piano culturale tra due grandi civiltà è possibile e auspicabile, in una grande gara di esibizione e conservazione della memoria e della tradizione.

Il Capodanno del 1 marzo per alcuni riti folclorici che ad esso si accompagnano è di probabile origine preistorica forse indoeuropea. I falò dell’ultimo di febbraio possono portare i sospetti ai crematori dei campi d’urne, in primis quindi ai veneti, fu adottato dai romani. Quando nel 1797 anche la Serenissima Repubblica cadrà a seguito dell’abominevole invasione napoleonica, usi agrari e folclorici si conservavano bene fino agli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso e, dopo qualche decennio di letargo, in diverse località ci si sta riattivando per rianimarli. Questi vanno sotto svariati nomi: “Batimarso”, “Bruzamarso”, “Fora febraro”, “Sella sella marso” e nell’altopiano ci è testimoniata pure l’usanza del suono del corno per tutta la prima settimana di marzo. La memoria orale del Capodanno risulta perduta nei primi decenni del Novecento. Per il costume degli auguri, un esempio ci viene in soccorso più di mille altri: quando la Madonna dei miracoli il 9 marzo 1510 a Motta di Livenza, in perfetta parlata veneta, proferiva al contadino Cigana il suo: “bon dì e bon ano”, come risultava dagli atti del processo canonico.

Tornando al presente, tra un paio di settimane saremo al 1 di marzo 2005 e in un centinaio di località ci saranno festeggiamenti piccoli e grandi, privati e comunitari, variegati nei tipi e nelle interpretazioni. Il comitato si sta attivando per sperimentare forma promozionali per coinvolgere politici veneti nel Capodanno veneto: non è da escludersi qualche sorpresa. Cara Cina, che ci crei cento guai, noi veneti siamo un piccolo popolo dalla grande storia e tradizione, abituati da sempre a perpetuarsi in mezzo a mille difficoltà. Noi siamo come una pianta dalle centomila radici, anche se molte si seccano per gli stenti della rassegnazione, quelle che resistono sono talmente tenaci che riescono a rendere lussureggiante la chioma veneta.

Se il nostro Capodanno è in ritardo, forse è in letargo, ma quando lo sveglieremo, vedrai che spettacolo. Tra non molti anni non sarai più sola nel tuo “isolato splendere” perché ti raggiungeranno i discendenti di Marco Polo a raccontarti cose fantastiche. Non siamo certi della riuscita ma se ce la faremo dovrai rassegnarti a condividere con noi veneti il trono del Capodanno più famoso e bello del mondo.”

Giuseppe Segato

F.B.

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