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Burocrazia come il lockdown: ‘Abbiamo bisogno di un partito territoriale, com’è il partito dei veneti’

“La vera malattia di cui soffre la nostra impresa si chiama burocrazia e da decenni per le attività economiche venete arriva un lock down che costringe interi pezzi d’impresa anziché a concentrarsi sulla produzione di beni e servizi, a produrre carte e controdeduzioni fiscali allo Stato”. Sono le parole del Consigliere regionale Antonio Guadagnini (Partito dei Veneti) che spiega: “Il presidente dell’osservatorio sui Conti Pubblici Italiani Carlo Cottarelli stima che questo tipo di attività, troppo spesso inutili, costi ogni anno 31 miliardi alle imprese italiane. Ci sono decine di dipendenti nelle medie imprese in lock down perché dedicati a rispondere ai capricci di burocrazia e agenzia delle entrate. Credo sia ora di liberarli; l’ultimo capitolo di questa strage di produttività sacrificata alle scartoffie lo troviamo in un comunicato del Ministro della Salute, sulla questione dei tamponi anti covid da effettuare sui lavoratori al rientro da missione all’estero per ragioni di lavoro. Chi li fa? Chi sostiene il costo? Possono queste persone lavorare in attesa dell’esito? Tutte domande di dubbia risposta dato il conflitto tra ministero della Salute e Regione Veneto.
In sostanza, mentre Zaia con l’ordinanza 64 bypassava l’isolamento fiduciario attraverso un tampone al rientro e un ulteriore tampone di conferma a distanza di 5-7 giorni indipendentemente dalla durata della trasferta all’estero, l’8 luglio, quindi 2 giorni dopo l’ordinanza stessa, a tradimento dai palazzi romani arrivava un comunicato in cui si spiegava che questo approccio poteva essere considerato valido solo per trasferte di massimo 5 giorni (DPCM dell’11 giugno) e che per attività all’estero che superavano le 120 ore (5 giorni appunto) era comunque necessario l’isolamento fiduciario con comunicazione obbligatoria del datore di lavoro all’Ausll competente, sentenziando di fatto l’inutilità del tampone al rientro”.

“Questo aspetto paradossale – continua il Consigliere – è emerso negli ultimi due giorni quando il coordinatore di Vicenza del Partito dei Veneti, Andrea Maroso, ha avuto uno scambio di mail con il SISP dell’AUSSL Berica per avere conto di questa incredibile deriva che costringe moltissime aziende che avevano programmato una serie di interventi all’estero, dopo mesi di mancata assistenza ai clienti, a rinviare o riprogrammare queste attività, con un ulteriore enorme danno per l’economia Veneta che notoriamente, per l’80%, vive di commesse export, soprattutto nel settore delle macchine utensili. La ciliegina sulla torta è la totale assenza di comunicazione in merito a questa vicenda paradossale; i responsabili COVID delle aziende avevano già aggiornato i protocolli per organizzare le attività all’estero in base alle disposizioni regionali e nessuno li ha informati che è saltato tutto grazie all’ennesimo cavillo romanocentrico; ulteriori risorse economiche e umane sprecate per la burocrazia italica”.

“Questo ulteriore fatto – conclude Guadagnini – dimostra che c’è qualcosa di malato nel rapporto che il Veneto intrattiene con Roma, rapporto che va al più presto cambiato. Una battaglia seria ed efficace per ottenere l’autonomia non è più procrastinabile. Abbiamo bisogno di un partito territoriale, com’è il partito dei veneti, che si faccia carico di questa sfida, visto il fallimento dei partiti nazionali. Sono trascorsi 1000 giorni dal voto referendario del 22 ottobre 2017 e siamo ancora al punto di partenza. Basta prese in giro”.