2.583 nuovi contagi nelle ultime 24 ore, ma fa impressione il numero di morti: ben 47.
Se si allenta un pochino la pressione all’interno delle strutture ospedaliere, con 21 ricoveri in meno, si registra comunque una stanchezza da parte del personale grazie al quale ogni giorno guariscono centinaia di pazienti in tutte le province venete. Uno sforzo immane, se si pensa che stanno lavorando come fossero in trincea e sotto organico.
‘Fermiamo la strage, basta con i pannicelli caldi: necessario un lockdown e una zona rossa generale’. E’ l’appello a Zaia e a Conte dei sindacati del medici del Veneto, di Aaroi-Anaao Assomed , Anpo Ascoti Fials Medici , Fassid Snr, Federazione Cimo Fesmed, Cisl Medici, Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn e Federazione Veterinari e Medici. Una richiesta di attenzione che la dice tutta sullo sfinimento dei medici e di tutti gli operatori sanitari in trincea, che chiedono interventi immediati alle istituzioni regionali e nazionali.
“Le Organizzazioni Sindacali del Veneto sulla base dei dati odierni esteri e nazionali che pongono l’Italia al vertice europeo di vittime
“Il tempo dell’attesa e delle rincorse è finito, il tempo delle mitigazioni e dell’Italia a colori è finito, da oggi non inizia un periodo festivo ma di lutti di cui dobbiamo invertire la drammatica evoluzione che stiamo osservando i questi giorni. Noi, in qualità di rappresentanti dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari dipendenti non abbiamo alcun potere organizzativo, ci resta solo il potere della parola – continuano i medici – . Se esiste ancora un briciolo di buon senso in chi ci governa ammettiamo la situazione e invertiamo questa rotta pericolosa. I colleghi medici, infermieri ed operatori sanitari a tutti i livelli sono stanchi ed esasperati eppure continuano a lavorare infettandosi. Abbiamo chiesto ripetutamente nuove unità di personale, mezzi e attrezzature adeguate, procedure organizzative aderenti alla realtà dei contagi e al rischio clinico. Medici ed infermieri continuano a morire e qualcuno si stupisce se i bandi restano deserti. Per aderire ad una istituzione devi credere ed avere fiducia, essere orgoglioso dell’appartenenza, i vertici si assumano le responsabilità a cui sono stati eletti e nominati perché i risultati di questa politica sono contro di loro e bisogna cambiare”. “I cittadini ci osservano, noi continueremo a fare la nostra parte a nome dei colleghi che vincono le loro paure e le loro insicurezze in nome del dovere e dell’etica della professione. Che i politici si dimostrino degni delle fiducia ricevuta dai loro elettori per la sopravvivenza stessa dell’Italia”.
Anche se la provincia di Vicenza non risulta nella situazione più critica, le criticità ormai stanno raggiungendo il livello di guardia. Dopo la lettera di 362 medici, infermieri e operatori sanitari, che nei giorni scorsi hanno chiesto rinforzi e aiuto alla direzione dell’azienda sanitaria e alla Regione, da Schio arriva loro il sostegno dei consiglieri comunali del Pd, Giulia Andrian e Leonardo Dalla Vecchia, che hanno sottolineato: “Noi consiglieri del PD di Schio appoggiamo l’appello che gli operatori sanitari hanno inviato a Bortolo Simoni, commissario della Ulss 7 Pedemontana, a Franco Balzi, presidente della Conferenza dei Sindaci del Distretto Alto Vicentino dell’azienda sanitaria e a Mauro Ferracin, rappresentante sindacale. Avevamo più volte denunciato la mancanza di un piano di assunzioni ed una pianificazione delle attività, per affrontare la seconda ondata che si sapeva sarebbe arrivata. Ma ci rendiamo conto che l’accusa portata avanti dagli operatori stessi ha un valore molto più forte perché noi amministratori abbiamo denunciato la disorganizzazione che vivevamo come utenti o abbiamo riportato quello ci veniva segnalato dagli operatori. Ora sono loro a mettersi in prima linea e sappiamo quanto sia difficile. Diamo allora tutto il nostro sostegno ora che sono coraggiosamente usciti allo scoperto a denunciare quello che avveniva da mesi. E’ mancata una strategia dell’azienda sanitaria dell’Ulss 7. Alcuni accusano noi e i medici di rovinare la fama dell’ospedale di Santorso solo perchè denunciamo i problemi, ma è un’accusa paradossale perché non è il nostro silenzio che potrà migliorare la situazione dell’ospedale. In questi giorni in tutta la Regione sono sempre più frequenti gli appelli e le denunce portate avanti dagli operatori sanitari che hanno preso il coraggio di raccontare quello che sta realmente succedendo negli ospedali veneti, al di là della retorica di Zaia. Allora ecco che l’assessore Lanzarin, con un comunicato, ci racconta che i medici ci sarebbero, ma non vogliono andare nel reparto Covid. Da parte dell’assessore si tratta di una mossa patetica, se non fosse profondamente ipocrita. Purtroppo anche pericolosa perché cerca di creare un atteggiamento ostile dei cittadini nei confronti di chi lavora nella sanità veneta. Noi diamo e continueremo a dare a medici e personale sanitario, tutto il nostro sostegno”.
4mila rifiuti di assunzioni: “Non vogliono lavorare nei reparti covid”
Mentre medici e infermieri denunciano il ‘collasso’ del sistema, 4mila potenziali colleghi hanno rifiutato l’assunzione perché non intenzionati a rischiare di contrarre il virus lavorando nei reparti covid. Lo ha dichiarato Patrizia Simonato, direttore generale di Azienda Zero, che ha fatto chiarezza su quello che viene denunciato come il principale problema della sanità veneta: la carenza di personale. “Non manca la volontà di assumere – ha dichiarato la manager vicina al governatore Luca Zaia durante il punto stampa – Ciò che manca è la disponibilità di medici e personale sanitario in genere, soprattutto nelle specialità che più servono contro il Covid, ossia personale di pronto soccorso e di anestesia e rianimazione. Quando li troviamo spesso rifiutano di firmare il contratto quando scoprono di essere destinati a reparti di trincea contro il virus”.
Patrizia Simonato ha spiegato che “da febbraio a oggi sono 4.213 i medici, gli infermieri, i tecnici di laboratorio e gli operatori sociosanitari che hanno rifiutato l’assunzione per non lavorare in reparti Covid. Dall’inizio della pandemia fino a oggi la Regione Veneto ha assunto 2.954 professionisti della sanità, tra cui 1.182 medici e il resto infermieri, assistenti, operatori socio sanitari. Di questi, 2.954 sono contratti di libera professione o co.co.co, 1.233 assunzioni a tempo indeterminato, 392 a tempo determinato. Nell’area della libera professione abbiamo avuto questa amara sorpresa, con 4.213 domante pervenute, accolte e poi cestinate per non gradimento della destinazione”.
di Redazione Altovicentinonline