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Zanè. Bullismo alle ‘Medie’. “Mandiamo i nostri figli a scuola con il cuore in gola”

Il bullismo corre nei corridoi delle scuole medie Milani di Zanè. O meglio nel cortile esterno, durante la ricreazione, mettendo ansia nei genitori che lamentano un mancato intervento da parte della preside.

“Offese verbali, denigrazioni, pantaloni calati a quattro ragazzini, tra i quali anche una bimba, presi di mira da un loro compagno di classe che, nell’ignavia della scuola, da quasi un anno tormenterebbe le sue vittime “. Questo  quanto denunciano alcuni genitori che hanno i propri figli che ogni giorno varcano il cancello della scuola.

Non se la prendono con quei professori chiamati a fare sorveglianza, mentre suona l’ora della merenda: “Capiamo che è impossibile avere occhi dappertutto  – ci raccontano – Anche perché i ragazzi erano ‘costretti’ a seguire il bulletto in un angolo del cortile poco in vista. Ma non capiamo perché, dopo che la vicenda è divenuta nota alla preside, quella zona non sia stata interdetta”.

Madri e padri stanchi di vedere che, a distanza di mesi, nulla sia stato fatto nei confronti di questo ‘capetto’ che terrorizza i propri compagni. “Manca quel segnale forte, per fare capire ai ragazzini ‘vittime’ che ora sono al sicuro, perché chi ha sbagliato non sono loro, ma il bullo, che ‘rischia’ di farla franca ”- si sfoga il gruppo di mamme e papà, chiedendo che non venga reso pubblico il loro nome, per tutelare i propri figli.

Il loro racconto continua col senso di paura, sigillato nel silenzio, che i ragazzi bullizzati si sono tenuti dentro per mesi, fino a che, non ne hanno potuto più: “Hanno messo nero su bianco il dramma che stavano vivendo su un tema in classe, dopo una lezione sull’affettività” – spiegano ancora.

La psicologa tira fuori il dramma degli studenti vittime del bullo

A fare scattare il primo campanello d’allarme proprio la psicologa che teneva il corso sull’educazione all’affetto, fatto a scuola nei primi mesi dell’anno scolastico.  Dialogando con i ragazzi di una classe di terza media, si sarebbe accorta che qualcosa non andava per il verso giusto.
Il confronto poi con le insegnanti ed infine il caso arriva in presidenza, col direttivo del comitato dei genitori che si aspettava una presa di posizione:  “Perché desse un segnale forte.  Aveva garantito, ancora a dicembre, che avrebbe fatto partire un percorso educativo e, solo al termine di questo, avrebbe messo in campo una sanzione punitiva. Ma nulla di tutto questo è stato fatto –  continuano esasperati – Ovviamente il bullo non è stato nemmeno sospeso, mentre la paura dei ragazzini continua a rimanere inascoltata”.

“Capiamo bene che le punizioni da sole non servano, che è necessario affiancare i ragazzi, sia carnefici che vittime – concludono nel loro sfogo – Ma pensiamo sia giusto che questo bullo vada fermato. Ci fa rabbia che le risposte che chiediamo vengano rimpallate dalla preside”.

Una risposta che, sembra giungerà ai primi di febbraio, quando la preside convocherà il consiglio d’istituto dove affronterà il caso e darà di conto su quanto finora ha messo in campo.
Intanto lo sgomento si sta espandendo a macchia d’olio tra i genitori: la vicenda, che doveva essere celata solo tra le parti, ha valicato la porta dell’aula, con le famiglie che, a loro dire, si sentono private della serenità di accompagnare il proprio figlio a scuola.

Paola Viero