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Zaia: “In Veneto 9 mila migranti con l’ultimo flusso, siamo preoccupati”. Opposizione all’attacco

“A me inquieta un dato: quest’anno chiuderemo il bilancio regionale con il doppio dei migranti rispetto all’anno scorso, da 105.000 ad oltre 200.000. Siamo davanti alla tempesta perfetta della guerra e della congiuntura internazionale, oltre al tema climatico. Qui arriva in media un centinaio di persone al giorno, a Ferragosto ne abbiamo avute 400. Alla settimana, stanno arrivando più o meno 500 persone: solo l’11% di 200.000 avrà lo status di rifugiato, come emerge, e questo significa 22.000 persone. Almeno 170.000 persone, quindi, non avranno il titolo”. Avvisa e dà i numeri Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, oggi incontrando i giornalisti dopo la riunione di giunta. Alla luce della nuova emergenza migranti, quindi, continua Zaia: “Il modello Cpr? Se ne dobbiamo rimpatriare 140.000 o 150.000 persone, quanti poliziotti serviranno ad accompagnarle? È come svuotare il mare con un secchio, è impossibile”. Precisa quindi il presidente della Regione: “La solidarietà tanto invocata da una parte politica, di conseguenza, verrebbe meno comunque, se non possiamo aiutare i rifugiati veri. In questo mare magnum entrano tutti, col migrante economico che occupa spazi che dovrebbero spettare a chi scappa da guerre e persecuzioni. E questo è grave”.

Aggiorna ancora i numeri il governatore veneto: “Siamo quasi a 9.000 unità ospitate nell’ambito di questo ultimo flusso migratorio, che si aggiungono ai 15.000 ucraini accolti in Veneto e alla rotta balcanica via terra, che non riusciamo a quantificare. Lo dice una Regione che sa che cos’è l’ospitalità, visto che abbiamo garantito un progetto di vita a 550.000 migranti che ormai hanno scelto il Veneto come loro nuova casa. Non ci deve essere- insiste allora Zaia- parte politica su un argomento come questo: se siamo tutti d’accordo che la solidarietà va erogata, in maniera seria, è altrettanto vero che poi c’è anche il tema della sostenibilità. Oltre un certo livello, non possiamo più garantire che ci sia dignità nell’accoglienza e nei servizi offerti. C’è il tema di breve termine, quello dell’ospitalità immediata per trovare letti e cibo, e ce n’è uno di più lungo periodo, quello di una comunità che cambia fisionomia. Questo ci costringe a riprogrammare sanità, servizi educativi e servizi sociali”. Chiosa Zaia: “Sono un europeista convinto, ma è innegabile che oggi l’Europa sia totalmente assente su questo. Ormai è un’Europa stagionale, aspetta che passi l’estate così il problema lo affrontiamo il prossimo anno ‘tanto gli italiani qualcosa faranno’. Non possiamo diventare il ventre molle dell’Europa. I migranti che arrivano a Lampedusa hanno coscienza di essere arrivati in Europa, non solo in Italia”.

L’opposizione: “Zaia venga in aula e relazioni”

“Anche a fronte delle dichiarazioni odierne del presidente Zaia sulla gestione dei migranti in Veneto, riteniamo indispensabile un confronto in aula su questa situazione che, di giorno in giorno, tra forti dissidi politici tra le forze di governo regionale e nazionale, e un quadro disarticolato dell’accoglienza sul territorio, appare a dir poco caotico”. A dirlo la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani, che insieme agli altri gruppi di opposizione chiede la discussione straordinaria in aula sulla gestione dell’accoglienza dei migranti in Veneto. Insieme a Elena Ostanel (Veneto che vogliamo), Cristina Guarda (Europa Verde), Erika Baldin (M5s) e Arturo Lorenzoni, le minoranze annunciano: “chiediamo a Zaia e alla Giunta di spiegare come la nostra Regione intenda affrontare la gestione degli oltre 9.000 migranti attualmente ospitati nei nostri territori. Gli spazi non sono sufficienti, visto i rifiuti pregiudiziali dei sindaci leghisti, e si inizia a profilare la possibilità che si ritornino a vedere nelle città tendopoli e grandi assembramenti. Zaia, oltre a lamentarsi contro l’Europa, ci dica cosa vuole fare del Veneto. Venga in aula a riferire”. Secondo i consiglieri “diventa dunque urgente un chiarimento anche in relazione all’applicazione del protocollo d’intesa con i Comuni”.