Alla fine, il conto da pagare per la fusione tra Avs e Acque Vicentine in ViAcqua è arrivato. E buona parte pesa sulle spalle dei cittadini dell’Alto Vicentino.
80 milioni di euro in più rispetto agli investimenti che rientrano nell’ordinaria amministrazione, che saranno distribuiti per intero sulle bollette vista la gestione ‘full cost recovery’, per l’ampliamento del depuratore di Casale (Vicenza) e la chiusura degli impianti che scaricano nel Retrone. Soldi che se prima si sarebbero dovuti spartire solo tra i residenti del bacino del gestore idrico che faceva ‘base’ a Vicenza (Acque Vicentine), ora coinvolgono anche tutti i cittadini dell’Alto Vicentino, i cui depuratori di Thiene e Schio sono già stati pagati.
Il piano di fusione infatti, come avevamo anticipato già nel 2017, non era poi così conveniente per Avs e non ci dobbiamo scordare di quei pochi sindaci, di montagna (Valdastico, Pedemonte e Posina ad esempio), che si erano tirati indietro e non avevano firmato. Ad annunciare ‘la fregatura’, già a inizio 2017, era stato il thienese Attilio Schneck, ex sindaco di Thiene ed ex presidente della Provincia, che aveva avvisato tutti i sindaci attraverso il nostro giornale, arrivando a dichiarare senza paura il 20 settembre 2017: “Regaliamo l’acqua che sgorga dalle nostre
Il ‘matrimonio’ fu celebrato il 12 ottobre 2017 nel municipio di Thiene, con 31 sindaci del territorio a votare sì alla fusione.
3 anni e mezzo dopo arriva la stangata, con le parole di Attilio Schneck che prendono forma e si leggono così: “Razionalizzazione e riorganizzazione del sistema fognario e depurativo dell’agglomerato urbano di Vicenza e dei comuni limitrofi”. 80 milioni di euro il costo, con un bando di gara europeo che partirà entro un paio di settimane. A dichiarare l’investimento è Angelo Guzzo, presidente di ViAcqua, la società nata dalla fusione, che al Giornale di Vicenza nei giorni scorsi ha dichiarato: “In questi giorni è stato dato il via libera all’appalto integrato per la progettazione definitiva e l’esecuzione dei lavori. Un’operazione che ci consentirà di offrire un sistema depurativo rivoluzionario per Vicenza e la sua cintura urbana, con un impatto ambientale di gran lunga migliore. La nostra gestione è full cost recovery, cioè tutto che spendiamo viene prelevato dalle bollette. Pagare la bolletta è un gesto d’amore verso l’ambiente perché rende possibile innescare investimenti maggiori”.
Un bacino d’utenza, quello del depuratore di Casale, che serve 250mila abitanti, più o meno come il totale dei residenti in Alto Vicentino, che si troveranno addebitato il costo dell’adeguamento in bolletta.
Interrogato oggi sull’ampliamento del depuratore di Casale, Attilio Schneck ha dichiarato: “I sindaci si sono rivelati incapaci e miopi. Si sono sentiti importanti per la fusione per incorporazione, ma sono stati coinvolti in un progetto che non hanno neanche capito. L’ampliamento del depuratore era cosa nota, così come è noto che la rete idrica di Vicenza è vetusta e richiede investimenti di ammodernamento. Ora e in futuro a pagare sono i cittadini dell’Alto Vicentino, che invece avevano una rete già pagata e funzionante”.
La storia della fusione
Nei vari consigli comunali, l’aggregazione tra le due partecipate dell’acqua era stata presentata come parte di un percorso di razionalizzazione che promuoveva le aggregazioni. In questo caso la fusione, secondo alcuni sindaci (ma altri non la pensavano così) sarebbe stata inevitabile vista la scadenza nel 2026 della concessione della gestione dell’acqua ad Avs. “La fusione con Acque Vicentine darà la possibilità di chiedere un prolungamento dell’affidamento per una gestione in house della risorsa idrica, con le amministrazioni locali che ne rimarranno titolari, mantenendo così il controllo completo su questa preziosa risorsa; in linea con l’ esito del referendum del 2011 in cui la maggioranza degli italiani ha confermato la volontà che la gestione dell’acqua debba rimanere pubblica”, avevano dichiarato i 31 sindaci firmatari nei giorni della sottoscrizione della fusione.
In quello stesso periodo, i sostenitori del ‘no fusione’, avevano evidenziato che le sorgenti dell’acqua del territorio,
Sul termine “perde” però si dovrebbe ora fare un riflessione, perché per l’occhio del cittadino fiducioso, che vede la politica come un servizio a tutela della cosa pubblica e che ora si ritrova il depuratore di Casale ‘nella bolletta’ a conti fatti questa vicenda potrebbe apparire come una sconfitta. Ma per un occhio più malizioso la visione potrebbe essere ben diversa e raccontare di una eclatante vittoria politica. Dei cittadini dell’Alto Vicentino, chi se ne importa.
Anna Bianchini
Fusione Avs. I sindaci vogliono la città metropolitana, ma si fanno soffiare pure l’acqua sotto casa