Cinque anni fa la Regione aveva fatto da apripista approvando una legge specifica che disciplinava la lavorazione e il commercio del pane fresco e dei prodotti artigianali della panificazione. Parallelamente era stata presentata a livello ministeriale una bozza molto simile a quella veneta, che ha dato vita al Decreto ‘Regolamento recante la disciplina della denominazione di panificio, pane fresco e dell’adozione della dicitura pane conservato’.

Ora su tutto il territorio nazionale sono certificate le caratteristiche che deve avere un’attività per potersi fregiare della denominazione di ‘panificio’, cioè dell’impresa dove si svolge l’intero ciclo di produzione di pane e di altri prodotti da forno.

È specificato come deve essere preparato e definito il ‘pane fresco’, cioè il pane realizzato con un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o alla surgelazione. Con il medesimo Regolamento, inoltre, viene disciplinato il ‘pane conservato’ che deve essere messo vendita con una dicitura aggiuntiva che ne evidenzi il metodo di conservazione utilizzato, in maniera da distinguerlo dai prodotti freschi.

Ruggero Garlani presidente dei panificatori di Confartigianato Vicenza esprime soddisfazione per l’emanazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico del Decreto, pubblicato recentemente in Gazzetta Ufficiale: “Si tratta di un primo risultato. Ora è importante che si arrivi a una vera e propria legge quadro sulla panificazione perché c’è la necessità di una cornice normativa coerente e uniforme che superi la frammentazione territoriale, frutto di disposizioni regionali ancora troppo disomogenee. Inoltre auspico che anche in Italia si possa arrivare, come già accade in Francia con i MOF (Meilleurs Ouvriers de France), alla creazione delle figure dei “Maestri” panificatori, che potrebbero dare maggior prestigio al nostro storico settore”.

Cna: ‘Non si mangia più pane buono’

“Negli ultimi due anni l’importazione dall’Est Europa di pane precotto surgelato è aumentata del 91%, con un fatturato passato da 4 a 8 milioni di euro l’anno”. A denunciarlo è  Cna VenetoIl consumo è in calo, spiega l’associazione di categoria, le ultime stime parlano di meno di 80 grammi a testa contro i 180 del 2000, ma soprattutto è in calo la qualità. Lo stile di vita nelle nostre città è più frenetico, si fa la spesa nei grandi centri commerciali che sfornano pane tutti i giorni ma usando basi precotte soprattutto all’estero, i negozi di vicinato, comprese le panetterie artigiane, le uniche che offrono prodotti davvero di qualità con materie prime sicure, vedono calare consumi e affari.

“Una tendenza difficile da invertire, perché non sembra la qualità il primo criterio di scelta attuale del consumatore. Ma il pane fresco è garanzia di salute e di materie prime di eccellenze, farine e lieviti selezionate, spesso pasta madre curata direttamente dal produttore. Una garanzia per la salute e la tutela del consumatore che i prodotti importati non hanno. Per questo Cna Agroalimentare lavora a progetti che sensibilizzano i consumatori e spingono i panificatori artigiani ad una sempre maggiore attenzione alla qualità del prodotto”, commenta Matteo Ribon, segretario regionale di Cna Agroalimentare Veneto.

Chiudono i panifici

Il numero dei panifici in Veneto è diminuito negli ultimi anni del 5 % e oggi le imprese della panificazione sono circa 1.600, con la provincia di Venezia in testa con circa 300 imprese e quella di Belluno in coda con 80. In Veneto la spesa per pane grissini e crackers è stimata su 700 mila euro annui a fronte di una spesa complessiva di 10,4 milioni per prodotti alimentari. Per il pane ogni Veneto spende circa 30 euro pro capite al mese, con un calo del 7,6 % negli ultimi dieci anni.

di Redazione AltovicentinOnline

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