Una cassaforte d’acqua gigantesca perchè non è più possibile fare la danza della pioggia. Lo studio di fattibilità risale agli anni ’70.
Del bacino nell’alta Valle dell’Astico si parla e discute da decenni. Sindaci e popolazione divisa. Ma adesso c’è l’annuncio ufficiale di Zaia, che vuole realizzare l’opera dal progetto maestoso per un investimento di 80 milioni di euro. Una grossa cifra, esattamente doppia a quella prevista inizialmente. Ad annunciarlo il Governatore Zaia. Ma anche questa volta i sindaci sono divisi e non nascondono i perchè.
L’opera verrà realizzata nell’area Meda, dove sorge la diga, nel comune di Velo d’Astico. Il nuovo progetto prevede un immenso bacino per la raccolta delle acque. Qualcosa, che come sottolinea Piergildo Capovilla, sindaco di Cogollo del Cengio, serve con urgenza dato il momento storico che stiamo attraversando. Un vero e proprio dramma, che sta creando danni economici soprattutto in Veneto. Il governatore Luca Zaia, infatti, ha lanciato più volte l’sos al Governo di Roma per l’emergenza in corso. E’ stato nominato anche un commissario straordinario, data l’urgenza.
“L’agricoltura sta soffrendo, rischiamo di vederla in ginocchio a breve, servono rimedi urgenti e questo progetto è una soluzione che mi sembra opportuna”, ha detto Capovilla, al quale si contrappongono invece, le amministrazioni di Piovene Rocchette e Velo d’Astico. Posizioni non nuove e ribadite alla luce della trasformazione del territorio in cui sono state costruite abitazioni e vi sono realtà industriali, che sarebbero incompatibili con il progetto previsto da Zaia. Le dimensioni del bacino di Meda, inoltre, sarebbero più del doppio di quelle del progetto iniziale. Dovrà contenere milioni di metri cubi d’acqua, dovrà essere l’ancora di salvezza di agricoltori e allevatori, che stanno soffrendo in silenzio.
Negli anni è nato pure comitato del No, che ha preso posizioni nette contro il Bacino di Velo d’Astico: “I sempre più estremi eventi metereologici dovrebbero portare ad una riflessione sul consumo di suolo, sulla cementificazione, sulla manutenzione ordinaria del bacino idraulico, ma le proposte messe in campo parlano invece solamente di bacini di laminazione o, più in generale, di opere “grandi” – è la contestazione mossa alla Regione Veneto dai rappresentanti del movimento del No – . I milioni di metri cubi teorici parrebbero essere una maggiore garanzia per il contenimento delle alluvioni, rispetto alle altre soluzioni proposte, ma questo si scontra con gli “altri” utilizzi proposti del bacino. Sarebbe infatti previsto anche l’utilizzo a scopo idroelettrico, per il quale sarebbe necessario mantenere il bacino ad un livello tale da avere scarsi margini di riempimento in caso di necessità (si stimano circa 2 milioni di metri cubi, quota che data l’estremità degli eventi meteo occorsi negli ultimi anni potrebbe saturarsi in un paio di giorni).