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Un anno di pandemia. Zaia: ‘Un nuovo concetto di ospedale e di comunità’

“Non dimenticherò mai quest’anno, è un anno in cui noi siamo stati privati della nostra libertà, un anno che noi non abbiamo vissuto da liberi, un anno che per molti di noi si è tradotto in un incubo“. Oggi, domenica 21 febbraio, sarà passato un anno dalla scoperta del primo caso di coronavirus in Veneto e d il governatore Luca Zaia tira le somme.

“Mai avremmo pensato di vedere un paese che si chiama Vo’ perimetrato da un’ordinanza del presidente della Regione, con i militari che controllavano i varchi. Mai avremmo pensato di fare sette milioni di tamponi, mai avremmo pensato di avere 3.400 ricoverati in ospedale che vivevano la difficoltà di una persona che sta affogando, mai avremmo pensato di dover programmare più del raddoppio delle terapie intensive di una Regione che storicamente ha sempre avuto quelle, mai avremo pensato che il modello sanitario che abbiamo disegnato per certi versi ci ha salvato per la sua efficienza ma per altri ci fa fare dei ragionamenti”, prosegue Zaia.

“Ad esempio, l’ospedale non sarà più vissuto come un grande centro commerciale, con la parrucchiera, il bar, la libreria… Che è una bella idea, ma abbiamo capito che negli ospedali ci devono entrare solo i malati. Mai andremmo oggi a realizzare un ospedale con queste divagazioni sul tema. Torneremo probabilmente a quella corrente architettonica del brutalismo, l’ospedale sarà un parallelepipedo molto efficiente, performante da un punto di vista delle cure, ma durerà magari di meno perché si riempiono di batteri. Fino a che punto possiamo pensare che si possa trascinare la vita di una struttura che vive in mezzo a virus e batteri? Verranno divorati e ricostruiti”, immagina il presidente del Veneto.

“Mai avremmo pensato di vivere un evento storico che ha una frequenza inferiore a una grande guerra mondiale, le pandemie si contano sulle dita di una mano”, riprende. “Mai avremmo pensato di passare le nostre giornate a parlare di morti, di terapie intensive e di ricoverati, mai avremmo pensato di girare con la mascherina”.

Insomma, “quest’anno è stato duro, lo è stato per tutti noi cittadini”. Ma “tra tanta negatività l’esperienza ha avuto un aspetto bello: abbiamo scoperto una comunità. Il popolo veneto è venuto fuori tutto in questa vicenda, tanti risultati non li avremmo raggiunti se non ci fossero stati i veneti coalizzati contro questo virus…”, conclude Zaia. “Ne dobbiamo venire fuori velocemente e per venirne fuori bisogna vaccinare”.

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