Dal mese di novembre i prelievi del sangue su prenotazione all Punto Prelievi di Thiene saranno effettuati solo nelle mattinate di martedì e giovedì.
Questo purtroppo comporta tempi di attesa che possono superare i dieci giorni.
A denunciarlo, l’ assessore Alberto Samperi, che ne ha fatto personale esperienza nelle ultime settimane e, di fronte alla necessità di dover attendere , ha preferito, come molti fanno ormai, telefonare ad un centro analisi privato.“ Vorrei capire perché un servizio che funzionava a meraviglia e permetteva una programmazione efficiente è stato smantellato – commenta Samperi – e pongo questa domanda prima di fare una facile polemica sulla sanità migliore d’Italia, tanto orgogliosamente sbandierata da certi pubblici amministratori.”
Certo che tutti questi disguidi si possono evitare, rassegnandosi ad arrivare presto il mattino e adeguandosi a “fare la coda”, con i tempi indefiniti che questo comporta. Ma ciò è difficilmente compatibile sia con la realtà di un paziente libero da orari, ma magari anziano o sofferente, sia con quella di una persona legata ai ritmi del mondo del lavoro.
E infine, considerato che buona parte di coloro che ricorrono a questo accertamento hanno una certa urgenza, poiché dai risultati dipende l’inizio della terapia, a molti non resta che l’alternativa privata.
Non è certo un fiore all’occhiello della nostra sanità che molti preferiscano ormai rivolgersi a professionisti privati e, come conclude Samperi, è molto triste che sia proprio il nostro sistema ad incoraggiarli a tanto.
“Tanto più – commenta l’assessore – che spesso anche le tariffe della diagnostica pubblica non sono competitive con quelle del privato”. Samperi mette il dito su una piaga che, anche nella nostra regione, in questo non più molto migliore di altre, si evidenzia ormai in tutti i servizi forniti da aziende pubbliche: rallentamenti, inefficacia, trafile burocratiche che vanificano la professionalità degli operatori del settore, svalutandoli agli occhi dell’utenza, pronta a giudicare ma lenta a comprendere.
La sanità, ad esempio, sembra da un po’ di tempo da queste parti essere diventata una questione di numeri e dividendi, come se la salute dei pazienti fosse messa in secondo piano rispetto alle logiche di un’azienda che li tratta tutt’al più come “consumatori” se non addirittura come mezzi. Chi da tanti anni spende la sua professionalità nel settore sa bene che nell’operare con materiale umano, soprattutto se si tratta di categorie deboli come quella del malato, non si può procedere semplicemente con la logica del profitto. Ci sono tante considerazioni da fare intorno al benessere che possiamo offrire al malato, che non si limita alla salute, non sempre purtroppo garantibile, ma si spende nella quotidianità di ritmi più umani ed agevolanti e si nutre del dialogo per riuscire a “venire incontro” al mondo della malattia e della sofferenza.
Altrimenti, chi può cercherà questa “sanità a misura di persona” altrove e chi non può sarà tentato semplicemente di schivare quanto può il disservizio, magari trascurando la prevenzione.
E se la qualità della vita è l’obiettivo cui tendiamo per migliorare il volto del nostro territorio, non saremo certo orgogliosi del momento di regressione rispetto a questi valori di cui purtroppo anche noi siamo ora testimoni.
Umberto D’Anna