Il bilancio degli animali morti a causa dei predatori cresce di giorno in giorno nel Vicentino. Dall’Altopiano di Asiago alle montagne del Grappa, dell’Alto ed Ovest Vicentino e le aree pedecollinari, nessuna zona risulta risparmiata, con conseguenze significative sugli allevatori, per quanto riguarda gli attacchi dei grandi predatori e di lupi e canidi selvatici che sterminano greggi di pecore e portano ad una lenta morte le vacche al pascolo. L’esasperante situazione ha portato Coldiretti Vicenza, che da anni denuncia questi fatti e chiede alle istituzioni di fare qualcosa, ad indire in Altopiano un Consiglio provinciale straordinario, allargato a tutti i presidenti di sezione di Asiago, affinché si analizzi ciò che sta accadendo e si valutino eventuali azioni volte a sollecitare nuovamente le autorità competenti.

“Non possiamo continuare a tollerare che ogni giorno arrivino alla nostra attenzione – commenta il presidente di Coldiretti Vicenza, Pietro Guderzo, che assieme al direttore Simone Ciampoli ha diretto l’incontro ad Asiago – immagini dolorose che rappresentano animali sofferenti in punto di morte o devastati dalla furia di selvatici che dovrebbero restare alla larga dai pascoli dove le nostre vacche e pecore vengono condotte per continuare a garantire ai cittadini produzioni di alta qualità. Quando uno dei nostri animali muore è per ogni allevatore una grande sconfitta, da un lato perché perde un componente prezioso della propria mandria, dall’altro in quanto prova un senso di incapacità a difendere la vita delle proprie vacche o pecore. Una sensazione frustrante, a fronte della quale i ristori, pur risibili, non servono a nulla, ma pesano psicologicamente su ciascun imprenditore, che alle difficoltà tradizionali nel condurre la propria azienda, deve aggiungere anche questi imprevisti inconcepibili in una società civile”.

Concetti sui quali i presenti all’incontro hanno ampiamente concordato, evidenziando che il problema dei predatori non è certo l’unico che il settore primario si trova a dover affrontare. Da lungo tempo, infatti, Coldiretti sollecita interventi concreti ed urgenti anche sulla fauna selvatica in genere, dai cinghiali alle nutrie, che si sono riprodotti in modo incontrollato, fino a rappresentare, oggi, un problema reale, non solo per i lavoratori della terra.

“Alzarsi al mattino e trovare il proprio terreno completamente “arato” dai cinghiali – hanno spiegato alcuni partecipanti all’incontro in Altopiano – è avvilente e produce un certo sconforto anche rispetto alle istituzioni che dovrebbero rappresentarci. Non possiamo accettare che vengano salvaguardati gli animali selvatici che distruggono il nostro lavoro, mentre noi siamo costretti a svegliarci all’alba per manutenere un territorio al servizio della collettività, per far sì che i turisti possano fare un pic-nic all’aria aperta e, quindi, vivere pienamente il territorio montano, con l’indotto turistico ed enogastronomico che mette a disposizione”.

Un problema, quello dell’abbandono della montagna, che non è una minaccia, ma un dato di fatto. “Conti alla mano – prosegue il presidente Guderzo – è evidente che molti allevamenti hanno chiuso i battenti. E l’hanno fatto soprattutto quelli nelle aree più difficili, quindi montane e pedemontane. E per ogni stalla che chiude ci sono ettari di bosco che finiscono nell’abbandono e, quindi, non sono più fruibili da parte dei cittadini. Senza contare, naturalmente, il rischio che il nostro grande patrimonio di biodiversità, con latte di alta qualità, burro e formaggi che da ogni dove ci invidiano venga meno per la mancanza di volontà di contrastare la diffusione dei selvatici”.

Non è un problema che riguarda solo gli agricoltori e gli allevatori. “Se tutto ciò non bastasse, dobbiamo pensare alle morti causate sulle strade dai selvatici – conclude il presidente Guderzo – che sono spinti negli anni sempre più in prossimità delle aree abitate, dove trovano viveri con facilità. Non possiamo ignorare, specie nelle aree urbane, il problema annoso e grave degli argini ridotti ad un colabrodo dalle nutrie. Siamo veramente stufi di sgobbare per rendere bello il territorio, anche per noi e per i nostri figli, per poi essere ripagati con un atteggiamento menefreghista da parte di chi potrebbe invertire questa rotta. Ormai non è più il tempo dei tavoli di lavoro, degli incontri di programmazione, delle promesse. Ci attendiamo decisioni concrete volte a modificare questa situazione e ristabilire un equilibrio che in natura è sempre esistito, ma che l’uomo, con l’introduzione dei selvatici ha modificato. Vogliamo il bene del nostro territorio e vogliamo che sia sempre più sostenibile, ma anche i nostri animali ed il nostro lavoro meritano rispetto, attenzione e considerazione”.

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