Ha servito la Patria per quasi 15 anni. La sua divisa odora ancora delle 6 missioni in Afghanistan. Sta riposta con cura nella sua casa a Thiene. La sua nuova base. “Ma lo è sempre stata, dove ho costruito famiglia”. Da vita da soldato a quella ‘normale’ il passo non è stato facile per lui. Da ex operatore delle Forze Speciali si concentra su casa e famiglia, ma sente che può dare e fare qualcosa di più. “Le mie conoscenze acquisite in campo militare le ho travasate in quello civile”. Lui è Umberto Rossi 37 anni e smessi i panni da soldato indossa quelli di coach: “insegno alle persone il lavoro di squadra ”.

“Faccio team building”.  Lo fa organizzando escursioni e mettendo i partecipanti a confronto prima di tutto con se stessi per arrivare ad essere gruppo e trovare la soluzione. “Alla fine tutti sono stanchi, a volte anche sporchi, ma felici-racconta Umberto che un anno fa ha fondato The Goat Operator-Soddisfatti di aver conseguito un obiettivo, capendo l’importanza della collaborazione”.

La sua preparazione militare si annusa fin dalle prime battute. Umberto aspetta i partecipanti al punto di ritrovo con l’espressione tipica di chi sta dicendo “si può scherzare, ma non troppo”. Ma prima di dare il via all’attività lui ha già fatto un importante lavoro di pianificazione: “quando queste persone si affidano a me, studio i loro profili e creo quelle esatte dinamiche che possano sì calzare con le loro attitudini ma anche spronarle. Cerco quel passo in più che li possa far crescere nella loro consapevolezza”. E nel pianificare il tutto non può mancare la ricognizione del posto, “che faccio giorni prima, valutando la difficoltà del percorso: il tutto tarato su chi vi partecipa”.

Il ‘team building’ sembra essere fatto per tutte le occasioni. Da colleghi di lavoro che durante la settimana non riescono a superare lo scoglio della poca comunicazione,  a sconosciuti che si ritrovano a condividere una sfida comune per trovare il proprio ingrediente personale. In una sola parola autostima. In due o più parole “lavorare in squadra, che non è mai così semplice come si pensa proprio perché sono le persone a caratterizzarne il successo o meno- spiega ancora Umberto- Quindi, cosa faccio io? Travaso il mio passato militare per insegnare la gestione del gruppo, della crescita personale all’interno di esso al superamento delle difficoltà”.

Armati di zaino e borraccia chi partecipa alle sue attività impara da subito una cosa fondamentale. “Abbiamo ascoltato con attenzione le spiegazioni e il compito che Umberto ci ha dato all’inizio- spiega Virginia, 50enne alle prese per la prima con questo genere di attività-Non conoscevo nessuno dei partecipanti e mi sono trovata in gruppo con persone diversissime da me: per età e per esperienza, sia di vita che di lavoro. Ben presto queste ‘diversità’ sono diventate un mix speciale: ciascuno di noi ha messo del proprio per raggiungere lo scopo della squadra-continua, entrando nel dettaglio dell’attività-Ci ha fatto vedere una mappa sulla quale erano segnati dei punti da raggiungere: abbiamo avuto un minuto per consultarla e poi su di un foglio ciascuno di noi ha ricreato il proprio percorso. Alla fine, cercando il confronto tra di noi, abbiamo scelto assieme il tragitto più efficace. Il tutto con Umberto che ci spronava nel cercare punti di riferimento che ci guidassero nella costruzione del nostro percorso, insegnandoci anche la corretta interpretazione delle coordinate topografiche-continua Virginia che al termine delle 8 ore passate nella natura se ne è tornata a casa con una maggiore consapevolezza delle proprie capacità-Solitamente, al lavoro, sono una che condivide poco, marciando a passo spedito su quanto ho da fare. A volte, piuttosto che mettermi a spiegare ad un altro collega cosa e come deve fare preferisco farla da sola. Chiaro che il dialogo si riduce a zero: con questa esperienza ho capito quanto importante sia la coesione della squadra, l’individuare un leader e gestire stress e disciplina”.

Ma non solo. Da buon soldato oltre a bussola e mappe, Umberto ha dato anche nozioni di primo soccorso, “nell’esercito ero combat medic e ora da civile continuo la mia formazione”. In più, insegna anche ad accendere il fuoco: “la sopravvivenza del gruppo deve essere sempre prioritaria. Facendo fare anche questo metto nuovamente le persone nelle condizioni di doversi adoperare l’uno per l’altro”.

A poco più di un anno dalla fondazione di ‘The Goat Operator’, Umberto ha trovato ben presto chi ha creduto nei suoi progetti. Al suo fianco ‘For Action’ ente accreditato per la formazione superiore e per i servizi al lavoro dalla Regione Veneto. “Tanti i progetti che abbiamo avviato e concluso con enorme successo-spiegano Marco Cassini ed Elena Di Domenico di For Action di Bassano del Grappa-Dall’integrazione della donna nel mondo del lavoro all’inclusione per persone svantaggiate, specialmente se con disabilità. E ancora: For Action si rivolge anche agli adulti dai 18 anni in su con percorsi formativi finanziati, professionalizzanti e tirocini in Veneto o all’estero e ai disoccupati che cercano un reinserimento lavorativo”.

Paola Viero

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