Proseguono i tempi duri per la Sanità dell’Alto Vicentino, che ha subito dei forti contraccolpi dopo la riforma voluta dalla Regione e che non sembra trovare vie di fughe che portino al miglioramento e ancora non è chiaro se la Ulss 7 Pedemontana, allo scadere fisiologico della sua sperimentazione triennale, si concluderà con il proseguimento dell’accorpamento tra Alto Vicentino e Bassano del Grappa o se invece l’Alto Vicentino, con il suo ospedale di Santorso, finirà sotto l’ala di Vicenza.

Il messaggio che il sindaco di Thiene Giovanni Casarotto ha voluto lanciare durante la celebrazione del Premio Thiene 2019 comunque trasmette fiducia, perché “Anche se spesso hanno cercato di mettere noi sindaci all’angolo, sottolineando che la Sanità è un tema che compete solo ai livelli regionali o alla direzione tecnica della Ulss, finalmente registriamo nei nostri interlocutori non solo un cambio di passo, ma anche un metodo diverso per affrontarli”.

Parole gentili, quelle del primo cittadino di Thiene, che nascondono una lotta strenua che la conferenza dei sindaci del Distretto 2 della Ulss 7 Pedemontana sta portando avanti con i colleghi di Bassano, decisamente favoriti dal ‘peso politico’ del bassanese sulla politica regionale.

Ci sono voluti anni di denunce perché si squarciasse il velo di silenzio su una Sanità che, da quando le 21 Ulss venete sono diventate 9,

nell’Alto Vicentino ha perso colpi su colpi, arrivando a sfinire gli utenti che da troppo tempo denunciano reparti svuotati, liste d’attesa interminabili ed il dirottamento verso la medicina privata.

Dopo la manifestazione di novembre, che ha visto centinaia di cittadini scendere in piazza per fare sentire la loro voce ai vertici della Sanità veneta, pare che il governatore Luca Zaia ed il direttore generale Domenico Mantoan, abbiano deciso di vederci chiaro su quanto sta accadendo in Alto Vicentino, dove i servizi sociali, un tempo fiore all’occhiello della Ulss 4, sembrano non esistere più.

Casarotto ha voluto spiegare il lavoro fatto con i colleghi, per tranquillizzare i cittadini che, essendo consapevoli delle mancanze registrate negli ultimi anni, i sindaci hanno deciso di ingranare la marcia e battere i pugni a Venezia. Anche se, per avere dei risultati concreti, ci vorrà del tempo, parecchio tempo.

“E’ vero e giusto sottolineare che parecchi problemi, come quello della carenza del personale, non solo medico, hanno un perimetro più ampio e vengono da ben più lontano, ma è altrettanto vero che anche nel nostro territorio e non solo all’ospedale di Santorso, ma in generale sulla rete dei servizi territoriali, è da tempo in atto una lenta involuzione che rischia di compromettere quel livello di eccellenza di cui eravamo orgogliosi. E’ bene che nessuno si illuda, creandosi aspettative per soluzioni immediate – ha continuato Casarotto – i problemi sono tanti e complessi, e richiederanno tempo, oltre che risposte strutturate. Indipendentemente da quello che succederà alla nostra Ulss una volta terminato il periodo sperimentale, dobbiamo tutti insieme lavorare nel cercare di ‘rimettere in carreggiata’ un modello sanitario territoriale che ci veniva invidiato da tutta Italia, e che ora sembra essere finito fuori strada. E non mi riferisco, come dicevo sopra, solo all’ospedale di Santorso, ma anche a quanto sviluppato e consolidato nella medicina di territorio e ai servizi socio sanitari costruiti in decenni di lavoro, grazie anche all’apporto straordinario di molte realtà associative e del Terzo settore. Un patrimonio che va assolutamente salvaguardato, perché in grado di dare risposte alle persone più fragili, che più di chiunque altro lo meritano. Ai colleghi bassanesi stiamo cercando di far capire che da parte nostra non c’è alcun antagonismo né volontà di rivalsa, ma una semplice rivendicazione di quanto a suo tempo promesso dalla politica regionale, due territori di uguale dignità e valore, tra loro complementari e con servizi uniformi. Cosa che non abbiamo visto delineata nelle schede ospedaliere, e che ci ha spinto ad alzare la nostra voce di dissenso e protesta. Una voce che è diventata ancora più forte dopo l’iniziativa degli stessi cittadini dell’Alto vicentino, che sono scesi in strada per manifestare la loro protesta. Confidiamo nella dichiarata volontà della Regione di ascoltarci e di collaborare, perché questa è l’unica strada per venirne veramente fuori: vediamo segnali nuovi e positivi, ed è giusto evidenziarli, come a suo tempo non abbiamo mancato di puntualizzare quello che non ci convinceva. Noi sindaci non saremo spettatori passivi”.

A.B.

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