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Thiene. Riaprono nidi e materne, ma che fatica…

Da lunedì 15 giugno riaprono le scuole materne ed i nidi. Notizia solo in apparenza attesa da genitori e famiglie che, dopo la riapertura delle attività economiche avvenute nelle scorse settimane, avevano il problema di come gestire i figli visto che le scuole di ogni ordine e grado erano chiuse.

La prova dei fatti non ha dato le risposte attese. “Le ragioni sono molteplici – spiega Antonio Carollo Presidente del Comitato di Gestione della materna di San Vicenzo – a partire dall’incertezza normativa sull’effettiva riapertura delle nostre scuole che ha indotto molti genitori a trovare soluzioni alternative ed immediate al loro problema. Nel nostro caso, ad usufruire dei servizi offerti per i centri estivi, saranno 10 bambini del nido ed altri 25 della materna”.

Le linee guida anti Covid non facilitano la riapertura delle scuole, sia per la loro stringente operatività, sia perché le limitazioni imposte hanno fatto lievitare i costi di gestione.

“La nostra scuola, tra nido e materna, ha 140 bambini iscritti quest’anno – continua don Tiziano Zanon, 

Parroco di San Vincenzo – ma applicando le linee guida ne possiamo accogliere al massimo 40, cioè 5 bambini per ogni insegnante per ogni aula. In accordo con le altre scuole del territorio abbiamo deciso di fissare al retta in 120 euro a settimana per bambino, consci del fatto che i costi vivi sono superiori”.

Pur non essedo questa una cifra contenuta, il conto economico parla di costi vivi di oltre 650 euro mese per bambino ed è quindi evidente che sia prevalso qualche altro criterio decisionale per consentire l’avvio dei centri estivi.

“In effetti – continua don Tiziano – noi siamo una Parrocchia e nelle scelte è prevalso il ruolo sociale delle nostre attività e, quindi, la necessità di dare risposte concrete ai bisogni delle Famiglie rispetto al mero calcolo economico. Dobbiamo ringraziare tutto il personale della scuola per la sensibilità e disponibilità dimostrata – aggiungono all’unisono Carollo e don Tiziano – il cui contributo è stato fondamentale per consentire l’avvio dei nostri centri estivi”.

Oltre alle questioni economiche, a destare non poche preoccupazioni ci sono anche gli aspetti legati alla gestione dei bambini a partire dal loro ingresso a scuola dove, ad esempio, non potranno accedere i genitori o gli accompagnatori dei bambini i quali, una volta entrati, si troveranno insegnanti e operatori che vestiranno i dispositivi di protezione individuale (mascherine, visiere e camici).

Come reagiranno i piccoli a queste novità?

“Ne abbiamo discusso tra colleghe e non nascondiamo una certa apprensione sul cosa potrà accadere domani mattina – interviene Monica Ceron, una delle insegnanti di San Vincenzo – non sappiamo come reagiranno i bambini, specie i più piccoli. Mi si stringe il cuore non poterli abbracciare, accarezzarli o far loro una coccola come erano abituati fino a qualche mese fa. Come spieghi ad un piccolo di tre anni che non lo puoi fare perché c’è il Covid? A quell’età i bambini hanno bisogno di socialità, di contatto umano tra loro e con le loro insegnanti. Come reagiranno al nostro diniego?”.

Domande cui è difficile rispondere, ma che dimostrano ancora una volta la distanza tra chi le norme le scrive e la realtà.

Ma c’è un’altra domanda che meriterebbe una risposta urgente cui le Autorità sanitarie dovrebbero dare una risposta urgente.

Visto che tutto il personale ospedaliero, quello delle RSA, della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine viene periodicamente sottoposto a test sierologico, perché questo test non viene fatto al personale delle scuole materne e delle strutture, anche private, che operano con i bambini?

Maurizio Dal Santo