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Thiene. Ragazzi down ribaltano la diversità. Storia di Gregorio e di una mamma coraggiosa

Prendere il proprio bimbo di 11 anni con la sindrome di Down, caricare le valige su di un treno, percorrere mille chilometri, per trovare un luogo che placasse quella forma d’asma che lo tormentava. E’ la storia di Luciana e di Gregorio, che in questi giorni sono stati a Thiene, ospiti dell’Itet Ceccato di Thiene.

Quando una madre non si dà per vinta, sradicando la propria vita per il bene del proprio figlio, creando una realtà che negli anni ha fatto, e continua a fare, del bene anche per tanti altri ragazzi.

E’ la storia di un’opportunità nata dalla disabilità. Un diario di vita di Luciana Pasetto e di suo figlio Gregorio Battizocco, oggi 22enne, partiti da Verona e finiti a punta Diamanta in Calabria. Lì si sono affondate le loro nuove radici, in sette ettari di terreno, tra le colline calabresi, a Diamante.

Un luogo che aspettava Luciana e Gregorio, dove non solo il ragazzo ha trovato beneficio a quei problemi respiratori che lo costringevano a terapie su terapie.
Perché tra le colline di Diamante è sorta l’associazione Arcipelago Sagarote, onlus di cui Luciana è presidente, che trova base in un vecchio casolare dal 2010, che il proprietario lascia utilizzare in maniera gratuita: “Col nostro sudore lo abbiamo sistemato, poco per volta, ed ora è una fattoria sociale – spiega – Dove le porte sono aperte a quei ragazzi che vivono non solamente all’insegna di una disabilità. Da noi passano anche quei giovani che affrontano momenti di disagio o tensione familiare”.

In quel casolare Luciana e Gregorio accolgono tutti, senza discriminazione. Un posto dove la disabilità si dissolve, bilanciandosi con disagi interiori di quei volti giovani, all’apparenza normali, ma che celano fardelli interiori. “Arrivano da noi, stanno per quel periodo loro necessario – continua mamma Luciana – Attorno a Gregorio questo mix di gioventù, che imparano ad ascoltarsi e lavorare su stessi”.
Ragazzi che bussano all’Arcipelago Sagarote, arrivando da Nocera, Roma ed anche dalla Germania, trovando quella dimensione giusta per loro, riadattata da loro stessi, affaccendandosi anche nell’orto biologico, curando gli animali del casale, gli ulivi e nei laboratori artigianali, da dove escono splendidi manufatti “che poi vengono venduti al mercatino -spiega Luciana – Che assieme alla vendita della legna, ci permette di avere un sostegno economico”.

“Ospitiamo anche delle scolaresche del posto – continua Luciana – Visitano i nostri laboratori e vi partecipano con grande entusiasmo, specie quello del forno in terra cruda, dove possono cucinare il pane”. Bimbi che hanno la possibilità di avvicinarsi, magari anche per la prima volta, agli animali: “Abbiamo anche due asinelle che ci sono state regalate”.

Ed in questo via vai di ragazzi, la disabilità esce dal primo piano, lasciando spazio alla personalità, di ciascuno di loro. “E come ciliegina sulla torta ci è stato proposto di fare un film – continua – Che racconta il mondo alla rovescia, coi modi ed i tempi diversi dagli ‘ordinari’”.
Il film ‘Anisi’, ispirato allo stile di vita di Arcipelago Saragote, vede tra protagonisti anche Gregorio e narra quel ‘diversamente’, ma ribaltato: la sua accezione negativa diventa positiva.


“Quattro amici decidono di occupare una casa abbandonata da poco. La ragione della loro scelta nasce dalla volontà di abbandonare il mondo a cui sono abituati. La loro vita si svolge nella campagna calabrese, dove altri ragazzi li raggiungeranno- questa la sinossi del film -Il film racconta momenti di vita di quattro giovani che si svolgono in un universo che unisce realtà e fantasie, in un luogo incontaminato tra natura selvaggia e animali per vivere un’indipendenza e una libertà che , seppur scoperte di recente, si inseriscono nel loro quotidiano in modo semplice e spontaneo”.

Film che è stato proiettato nell’aula magna dell’Itet Ceccato, per i circa quattrocento studenti. Seduto in mezzo a loro anche Gregorio: “E’ sempre un’emozione portare ‘Anisi’ davanti ai ragazzi – spiega Luciana – La loro è un’età particolare e spero che possano essere andati a casa con qualche riflessione in più”.

Paola Viero