“La situazione vissuta a Thiene è purtroppo sempre più frequente e la cosa tragica è che ci siano sindaci che istituzionalizzano comportamenti di questo tipo.” È come sempre agguerrita e questa volta la già sindaco di Monfalcone e neo europarlamentare Anna Maria Cisint, la seconda candidata leghista nel nordest più votata dopo Vannacci, punta il dito contro l’amministrazione thienese per i fatti accaduti in Villa Fabris domenica scorsa. Lei, che va fiera di aver chiuso due moschee irregolari a Monfalcone, porterà avanti la sua battaglia contro l’Islam anche in Europa.

Anna Maria Cisint è una figura di spicco nella politica locale e nazionale. Eletta tra le file della Lega, ha un passato di grande impegno nella gestione locale. Sotto la sua amministrazione, Monfalcone ha visto un rigido controllo sulla presenza di luoghi di culto islamici irregolari, culminato con la chiusura di due moschee. Questo intervento le ha garantito un forte sostegno da parte di chi vede nell’Islam un pericolo per i valori tradizionali e la sicurezza della comunità.

La sua battaglia non si è fermata a livello locale. Cisint ha promesso di continuare a Bruxelles la sua lotta contro quella che definisce “l’islamizzazione delle nostre città”. Commentando i fatti di Villa Fabris, Cisint ha espresso forti critiche verso la condizione delle donne nell’Islam, affermando:

“La donna nell’Islam è considerata molto inferiore, è inutile che tentino di arrabattarsi. Nella mia esperienza, che ormai è vasta, la donna è un soggetto inferiore. A supporto di ciò, sono in possesso di contratti di matrimonio stipulati nei paesi d’origine, come Bangladesh, Pakistan e altri, dove la donna viene venduta all’uomo. C’è una dote, come per le mucche, dopodiché il divorzio è previsto solo se l’uomo è d’accordo e a certe condizioni. È prevista la poligamia, e di fatto con la sharia siamo già a un pessimo punto in Italia; è già entrata, così come in Europa.”

L’accusa della sindaca non si ferma qui. Cisint sottolinea come, secondo lei, l’islamizzazione integralista sia un fenomeno già ben avviato:

“È per questa ragione che ho accettato la candidatura, per continuare a combattere questa battaglia contro questo processo di islamizzazione integralista, che purtroppo è già ben avviato.”

Secondo Cisint, l’Islam prevede la dissimulazione (taqiyya), utilizzata per nascondere le vere intenzioni religiose e il reale trattamento delle donne all’interno della cultura islamica:

“Cercano di dare un aspetto diverso alle questioni islamiche, ma nel Corano è prevista la taqiyya, cioè la dissimulazione. Ti racconto quello che vuoi, ma la verità è che loro considerano la donna inferiore.”

Particolarmente tagliente è stata la sua reazione alle dichiarazioni di Jalila Hajri, donna intervistata prima da noi e poi da Mediaset per ‘Dritto e Rovescio’ che deve ancora andare in onda, la quale aveva detto che ci sono delle posizioni sconvenienti nel modo di pregare:

“C’è un motivo per cui la donna intervistata ha detto che ci sono delle posizioni sconvenienti, e la ragione è semplice: il Corano e l’Islam danno la responsabilità alla donna per qualsiasi situazione, considerandola un oggetto sessuale, che è poi la stessa ragione per cui deve vestirsi integralmente.”

La sindaca critica duramente anche le femministe di sinistra, accusandole di non prendere posizione contro la condizione delle donne nei paesi islamici e nelle comunità islamiche presenti in Italia:

“C’è da domandarsi in tutto questo dove siano le femministe di sinistra, perché le donne e le bambine vengono rispedite con l’inganno al paese d’origine. Conosco quelle scappate per matrimoni con persone che non scelgono, uomini più grandi. È tutto un insieme di precetti che l’Islam considera necessari.”

Cisint solleva infine un problema giuridico, sottolineando come molti musulmani in Italia seguano la legge coranica quando questa si scontra con la legge italiana, supportati dagli imam che non rispondono né alle autorità locali né allo Stato italiano:

“Quando, come nel caso dei contratti matrimoniali o nella gestione delle moschee irregolari, la legge italiana si contraddice con la legge coranica, non hanno dubbi nello scegliere la legge coranica, perché sono gestiti dagli imam, i quali sicuramente non rispondono né al sindaco né allo Stato italiano. Del resto, l’articolo 8 della Costituzione non è adempiuto, perché prevedrebbe, come per tutte le altre religioni, un’intesa tra lo Stato italiano e le religioni, che per l’Islam non c’è.”

In aggiunta, Cisint ha chiarito che “tutto ciò che la Lega ha chiesto e sostenuto a Thiene, giustamente, non ha nulla a che vedere con il diritto di culto ma con il rispetto delle leggi italiane”.

Le dichiarazioni di Anna Maria Cisint hanno scatenato un acceso dibattito, mettendo in luce questioni delicate legate all’integrazione, alla legalità e ai diritti delle donne nelle comunità islamiche in Italia. Guardando a Thiene accusa Giampi Michelusi, anche se conferma che ‘bengalesi e pakistani sono così, gli altri non sempre’.

Laura San Brunone

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