“Sì, è vero, nella nostra religione le donne vengono separate dagli uomini ma si tratta di una forma di rispetto e tutela verso il mondo femminile” sono queste le parole di Jalila Hajri, mamma marocchina residente a Thiene, che interviene nel dibattito scatenato dalla preghiera musulmana avvenuta a Villa Fabris. La foto che mostra uomini e donne bengalesi divisi da un divisorio durante la preghiera ha suscitato polemiche politiche e sociali, ma Jalila vuole chiarire il significato di questa pratica.
Jalila spiega che la divisione tra uomini e donne durante la preghiera non è una questione di maschilismo, ma di rispetto e riservatezza verso le donne. “Ci si divide per una questione di pudore, di rispetto per la donna. Non è perché vogliono essere maschilisti ma perché lo dice la religione per la riservatezza, per non vederla mentre si inchina, per non avere occhi indiscreti dietro di lei e quindi non sentirsi più
Secondo il Corano, che guida le pratiche religiose dei musulmani, la separazione serve a tutelare la dignità delle donne durante i movimenti della preghiera, che includono inchini e prostrazioni. “I movimenti infatti che si fanno durante la preghiera, sono di inchino e prostrazione quindi per evitare di far vedere le parti intime. Per forza bisogna separarci, uomini dalle donne, non sono gli uomini che ce lo impongono, siamo noi che ci tuteliamo e ci proteggiamo.”
Jalila insiste che questa pratica non indica una posizione di privilegio per gli uomini o un’emarginazione delle donne. “Non è vero che gli uomini sono privilegiati ed emarginano le donne, questo deve essere chiaro.” afferma. La divisione è una scelta consapevole e voluta dalle donne stesse per mantenere un ambiente di preghiera sereno e rispettoso.
Il dibattito acceso a Thiene sulla preghiera musulmana in Villa Fabris ha messo in luce diverse opinioni e preoccupazioni, ma Jalila vuole che sia chiaro che la pratica della separazione durante la preghiera è una tradizione religiosa pensata per il rispetto e la protezione delle donne, non per la loro sottomissione.
Laura San Brunone