“Fascista razzista?”. Un cliché che per questo allenatore di Thiene, a suo dire, è più un pretesto per i suoi detrattori a tentare di screditarlo, ma “sono i fatti che contano, non le chiacchiere da piazza: nella mia squadra aumentano i ragazzi di origine straniera”.
Se un conto è il suo pensiero politico che lo vede in testa al gruppo di Liberi a Destra Thiene, condivisibile o meno, “un conto è quello che faccio ogni santo giorno per questi ragazzi che per me sono tutti uguali, italiani e stranieri – precisa Fide Davò presidente ed allenatore della società di calcio a 5 Real Thiene – da quando entrano in campo, o si ritrovano negli spogliatoi a fine partita, uno solo è il concetto che devono imparare: il rispettare se stessi e gli avversari. La politica non trova spazio, checché ne dicano chi vorrebbe farmi del male o screditare il lavoro che viene fatto coi ragazzi”.
Quasi una settantina di atleti, dai 6 ai 15 anni, con metà della compagine formata da ragazzi e ragazze di origine straniera. Chiacchierando con loro è palese che non hanno idea su cosa pensi, o faccia, il loro mister al di fuori del campo.
A questi giovani giocatori in erba importa ritrovarsi, allacciare le scarpette e scalciare il pallone, arrivando anche da fuori Thiene per poterlo fare. “Con Fide ho trovato la possibilità di scendere finalmente in campo e con delle atlete della mia stessa età”, racconta una 15enne passata al Real Thiene quest’anno, dopo qualche anno passato con un’altra società sportiva.
Al fianco la ‘veterana ‘ Camilla, anche lei quindicenne, ma nata e cresciuta nella Real Thiene che segue con fare da chioccia la più giovane Marian 12enne di origine marocchina, che da due anni indossa la maglia della squadra. Piccoli e giovani promesse che, al pari di chi le ha precedute, fanno crescere il potenziale di una società che punta sì ad una classifica, ma soprattutto su di loro “facendoli crescere ed accompagnandoli ad essere degli adulti – ancora Davò che, a volte, si trova a dirimere scaramucce adolescenziali- tra ambizioni e caratteri diversi”.
“Come si può pretendere di spremere i ragazzi solo per essere in cima, quando poi non li consideri per quello che sono, uno a uno, stando attento alle loro personalità?” lancia la provocazione Fide Davò che ogni due per tre si sente dare dello razzista per la sua appartenenza politica, “mi dipingono ancora come l’uomo nero ma, se fosse così, allora perché aumentano le famiglie straniere che portano i loro figli da me?”.
“Lo sport non c’entra nulla con la politica”
“Nella mia società non entra la politica, tanto meno la mia – precisa Davò – Qua si vive di sport e regole. Sudore e fatica, conditi da divertimento e voglia di fare gruppo. E intanto i ragazzini stanno lontani da tutto ciò che li potrebbe segnare per sempre: da strani giri, o a bighellonare in strada o nei parchi, dove alla loro età si comincia già a fumare per conoscere poi altri tipi di ‘fumo’, o sostanze. Quello che a me da’ grande soddisfazione e di sapere di avere dato un’occasione a loro, non in quanto a tesserati ma in quanto a persone”.
Motivazione che dovrebbe stuzzicare ciascun allenatore, sia che stia allenando la squadra di periferia o la regina della stagione che punta a portarsi a casa il campionato. Concetto che ogni genitore dovrebbe soppesare quando iscrive il proprio figlio in una società, che sia di calcio o pallacanestro o qualsivoglia disciplina sportiva. “Quello che cerco di fare è sicuramente individuare la formazione giusta da mettere in campo – continua Davò- Ma soprattutto dare la chance a ciascun ragazzo, o ragazza, di potere esprimere la propria personalità”.
“Tutto quello che potevo vincere con la Real Thiene l’ho vinto, dal 2007 al 2015 – continua – Arrivando al quarto posto nella classifica nazionale. Ma il premio più importante, e vinto più volte, è la ‘coppa disciplina’ data alla società che per tutto il campionati si è contraddistinta per il comportamento in campo. Penso che sia una risultato che si commenti da solo, oltre alle iscrizioni triplicate in pochi anni”.
Poi la svolta nel 2015. “Quando ho deciso di dedicarmi esclusivamente ai bambini delle scuole elementari, andando gratuitamente ad insegnare – ricorda – Dedicando ogni anno dalle 200 alle 300 ore, grazie anche alla disponibilità del dirigente scolastico. In quel contesto i ragazzini hanno potuto conoscermi senza filtri, provando a tirare di pallone e decidendo di continuare a farlo con me”.
Una società che per lui è la sua seconda famiglia, trovando sempre modo e tempo per essere presente, diventando anche autista quando devono giocare in trasferta “guidando il pulmino comperato con sacrificio dalla società”. Al suo fianco i due collaboratori Antic Bojan “preparatori dei portieri ed allenatore in seconda” e Antonio Ferraro “preparatore in seconda”, spiega alle giovani leve del calcio schemi di gioco “coi crismi che non tutte le società hanno, a partire dal patentino”.
“Li tengo lontani dalla strada e dalla droga”
Dalla fondazione della società sono passati diciotto anni “e non è mai stato tradito il pensiero di Sandro Segalla, l’allora presidente – precisa Davò – Per lui era importante dedicare tempo ed energia ai bambini, sia delle elementari e delle medie, tirandoli via dal pericolo della strada e della droga. Ed è per questo che continuo a farlo, seppure venga criticato per il mio pensiero politico, sentendo quello che dicono alle mie spalle”.
In quasi vent’anni di storia di questa società sportiva i tempi sono cambiati, il rigurgito della storia non cessa ma cresce, finendo anche in bocche che vorrebbero definire non bravo, o idoneo, un allenatore che crede nel fascio, come Davò riferisce: “Questo è quello che vorrebbero fare credere, facendo partire la solita cantilena del ‘fascista razzista’ quando per me, ciò che conta, è il rispetto delle regole- conclude – Bianco o nero, italiano o straniero che sia”.
Paola Viero