A Thiene i muscoli della solidarietà non mancano di certo. Ad usarli con una costanza che sembra non esaurirsi mai è Tony Conte, che nel giro di pochi giorni è passato da Amatrice a Burkina Faso, a dare il suo piccolo ma grande aiuto.
Una svolta umanitaria di Tony, spinto da una caparbia voglia di dare una mano, che lo ha visto impegnato prima nella raccolta di soldi per un’amica imprenditrice di Amatrice, che col terremoto dello scorso agosto ha perso casa e lavoro, subito dopo in Burkina Faso. Il tempo di rifare le valige e Tony si è imbarcato su un volo per dare una mano al villaggio di Gnegne Said, suo collaboratore da anni nella cucina della sua osteria a Thiene.
“Come si fa a restare indifferente ai problemi delle persone che conosci? ”, risponde così Tony Conte alla domanda sul perché abbia passato delle settimane a scavare per costruire un pozzo per l’acqua in un villaggio, del dipartimento di Garango, che le carte geografiche a fatica nominano e che dista 200 chilometri dalla capitale burkinabé. “Sembra un paese irreale – continua Tony – Manca davvero tutto, paragonato a quello che abbiamo di normale noi. Non c’è delinquenza, ma tantissima solidarietà tra loro che, anche se poveri, si aiutano tra loro, senza invidia”.
Un’esperienza che ha segnato profondamente Tony, che lo ha catapultato in una realtà segnata dalla povertà, che di giorno in giorno lo ha visto impegnato in vari ruoli, a seconda delle esigenze che capitavano, mettendo a frutto anche la sua esperienza di elettricista. Ha vissuto in mezzo, dormito e mangiato con loro, ha visto dove e come lavorano, in condizioni che mettono ogni giorno a repentaglio la vita in questo zona dell’Africa occidentale, precluso al mare e con poche risorse. Dopo la coltivazione del cotone, sono le miniere d’oro dove i bambini rischiano la propria vita: “Non riuscivo a credere ai miei occhi quando ho visto i ragazzini strisciare nei cunicoli – racconta Tony”. Ragazzini con meno di 10 anni, ma anche donne coi propri neonati, stretti con le fasce al corpo della madre, in mezzo alla polvere, senza alcuna protezione, rischiando la vita ogni giorno per pochi soldi, con nuclei familiari interi che vivono con l’equivalente di 40 euro al mese. I bambini che non vanno a lavorare in miniera, “Quelli più fortunati hanno la possibilità di istruirsi, frequentando le 2 scuole costruite da associazioni italiane – ci spiega Tony”.
Ma ha anche ricevuto tanto, primo fa tutti il senso dell’accoglienza: è stato accolto dal capo del villaggio coi toni eccezionali riservati solitamente ai grandi eventi, che sicuramente non ha voluto farsi sfuggire la benvoluta ed insolita presenza di questo ”uomo bianco”, come lo chiamavano i piccoli del villaggio.
Un viaggio che ha dato modo a Tony di soffermarsi a riflettere, al buio della sera sotto una volta di stelle luminose come mai gli era capitato nella vita: “Noi diamo per scontato anche l’inutile a volte – spiega Tony – Il superfluo nostro sarebbe una ricchezza infinita per le persone che vivono nei villaggi del Burkina Faso e prima di partire ho fatto una promessa”.
Una promessa rivolta al capo del villaggio che lo ha ospitato, ma volta soprattutto a se stesso: “Ho promesso di raccogliere fondi per delle pompe per l’acqua e costruire un altro pozzo -conclude Tony – E di procurare delle incubatrici per i polli”.
Questo serve a quel piccolo villaggio in Burkina Faso, battuto da arsure micidiali che non riescono comunque a far evaporare la goccia di solidarietà thienese di Tony Conte.
Paola Viero Lorenzo Bressan