La mozione sulla sicurezza della Lega Nord di Thiene è stata bocciata dalla maggioranza, che sul tema ha proposto un piano d’azione alternativo con 40mila euro pronti per i Vigili di Quartiere e telecamere nuove di zecca. E il tema ‘caldo’ ha provocato uno scontro frontale tra le due fazioni.
All’indomani dell’ennesimo furto ad un esercizio commerciale, il Consiglio Comunale ha discusso la mozione con la quale i tre consiglieri di minoranza della Lega Nord chiedevano di intervenire sul tema sicurezza con azioni mirate e investimenti economici.
Il Sindaco Giovanni Battista Casarotto ha preso in mano la situazione invitando a bocciare la proposta del Carroccio perché nella sua presentazione erano incluse illazioni razziste e accuse di disinteresse. “La sicurezza interessa tutti – ha commentato il primo cittadino – non è di destra o di sinistra. Il problema vero arriva dallo stato centrale che non garantisce la sicurezza della pena e i criminali, dopo essere stati acciuffati, vengono rilasciati e possono delinquere ripetutamente”.
Alberto Samperi, vicesindaco e assessore alla Sicurezza, ha spiegato con numeri alla mano, che sul tema furti Thiene si trova al di sotto della media provinciale, con 4 ruberie ogni mille abitanti e a sua volta ha gettato la colpa sul governo di Roma, che per svuotare le carceri rimette in circolo i criminali. “Abbiamo pronto un piano che prevede lo stanziamento di 40mila euro per rinforzare il ruolo dei Vigili di Quartiere – ha spiegato – e nel 2016 Thiene avrà una rete di videosorveglianza completamente rinnovato”.
Anche il grillino Orazio Comberlato ha puntato i piedi contro la giunta Casarotto e non ha votato la mozione della Lega. “Se lo stato sbaglia – ha sottolineato – dobbiamo prendere carta e penna e parlare con chi di dovere. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia accettando che ci vengano calate dall’alto decisioni assurde. Chiedo al Consiglio di rivolgersi direttamente a Roma per mettere il Governo davanti alle sue responsabilità. Non voto – ha concluso – perché adattarsi a una società malata non è segno di salute mentale”.
Anna Bianchini