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Thiene. “Basta qualità e servizio, al commercio servono garanzie, Internet e giovani”. Parola di Sebastiano Grandi

“Non importa la qualità, servono prodotti di valore. E amministrazioni comunali in grado di detassare i negozi che fanno la differenza”. Tutto questo per dire che “Se Thiene non è conosciuta in Italia e nel mondo, è colpa vostra che non l’avete resa sufficientemente attrattiva e dei vostri amministratori che non vi hanno incentivato”.

Sebastiano Grandi, docente di marketing e retail nelle università Cattolica di Piacenza e Bocconi di Milano, senza mezzi termini ha voluto bacchettare i commercianti di Thiene, spiegando loro, che il modo tradizionale di concepire il mercato non esiste più e, vogliano o no, devono accettarlo, o abbassare senza rimorsi la saracinesca.

Lo ha fatto andando dritto al punto venerdì sera, in una serata organizzata da Ascom, pungolando le certezze di una categoria che a Thiene ha sempre avuto un ruolo di primo piano e forse proprio per questo essere ‘leader’ della città, oggi soffre più degli altri.

Parole dure, che qualcuno non ha gradito definendole “banalità già sentite altre decine di volte”, che però fanno presa, perché dimostrano, dati alla mano, che i tempi sono cambiati e ci si bisogna adattare.

“Non si può più fare commercio come nel passato, oggi è tutto più veloce – ha sottolineato Sebastiano Grandi – Tutto quello che è stato fatto da quando è nato l’uomo al 2013 è solo 1/9 (un nono) di quanto fatto dall’uomo dal 2013 al 2014. Se 20 anni fa ricevevamo 150 messaggi al giorno, oggi ne riceviamo 5mila”.

Velocità e verità delle informazioni oggi sono la base del commercio, come della vita reale. “Viviamo in un mondo pettegolo – ha spiegato il docente – se io vendo un prodotto scarso, nel giro di 5 minuti lo sa il mondo intero”. Grandi ha poi spiegato la differenza tra qualità e valore, spiegano come la qualità (valore oggettivo) oggi non sia più una prerogativa degli acquisti, soppiantata di fatto dal valore (valore soggettivo) del bene che l’acquirente intende comperare. “Per fare mercato bisogna ascoltare”, ha spiegato Grandi, raccontando l’esempio di Re Luigi XVI di Francia, che la mattina della presa della Bastiglia aveva annotato nel suo diario ‘Oggi niente di nuovo’, solo perché non aveva saputo cogliere il fermento del popolo.

Unicità e diversità dalla massa, per non cadere nel gioco dei prezzi a ribasso ed evitare di costruirsi alibi per sentirsi autorizzati a non fare le cose.

Raccontare le storie giuste, evitare l’errore di non aprirsi all’e-commerce, di non assumere ragazzi giovani che sanno interagire via computer col mercato globale, di chiudersi nelle proprie certezze perché aprirsi al nuovo è più difficile.

“Eataly è un raccontastorie e dice cose vere, di una banalità spiazzante – ha commentato Grandi – Ha solo detto di mangiare ortaggi di stagione, che sono più sani e costano meno. E a New York ha fatturato tantissimo, seconda solo all’Empire State Building. Ma bisogna raccontare storie vere, perché grazie a TripAdvisor, a Facebook e a tutti i social network, la gente commenta e i commenti in un baleno fanno il giro del mondo. Allo stesso modo, se io acquisto in un negozio che mi ha dato un’emozione, lo promuoverò. E questo esercizio sarà visitato da chi si trova in zona e online da chi si trova lontano”.

Grandi poi, con la sua competenza di professore universitario e dati che solo uno che studia seriamente l’argomento può esibire, ha poi annientato i due termini che ogni commerciante, imprenditore o artigiano esibisce per pubblicizzare i suoi prodotti: qualità e servizio.

“Qualità e servizio oggi non hanno valore – ha sottolineato Grandi – I migliori servizi li dà Ikea e con Ikea non si compete. Basta pensare che la gente va lì a mangiare le polpette e le condisce con la marmellata nonostante fuori dalla porta ci siano fior fiore di ristorantini e osterie che a pochi soldi propongono cibo delizioso. Qualità, è un concetto oggettivo e oggi non fa presa. La gente vuole valore: io preferisco acquistare una bicicletta che costa 80 euro ma mi permette di andare dove voglio io, piuttosto che una da mille euro che è di design ma non è funzionale alle mie esigenze. Oggi la gente vuole ‘garanzie’. E il mercato che dà più garanzie di tutti, piaccia o no è indifferente, è la Germania. Per questo tutti la odiano, perché sono bravi ad aver capito cosa vuole la gente e glielo danno, facendolo anche pagare di più. La gente non vuole convenienza – ha concluso – vuole rassicurazioni. Se è arrivata la Lego a scendere dal piedistallo andando ad ascoltare i suoi clienti grazie al progetto ‘Lego Ideas’, volete dirmi che non lo possono fare i commercianti di Thiene?”

Le amministrazioni devono incentivare i commercianti che fanno la differenza

Sebastiano Grandi non ha risparmiato nemmeno le amministrazioni comunali, spesso colpevoli di non saper incentivare il ‘commercio che fa la differenza’ nelle loro città.

“Gli amministratoti devono saper riconoscere i negozi e le attività che portano valore aggiunto al commercio locale – ha dichiarato – Detassare gli immobili, dare contributi, o in ogni caso contribuire per incentivare gli esercenti locali a differenziarsi per attirare turisti e acquirenti da fuori”.

Anna Bianchini