Contro la demolizione della neuropsichiatria infantile, messa in cantiere ad agosto dalla Regione Veneto, l’onorevole Daniela Sbrollini ha presentato lo scorso 27 settembre un’interrogazione al ministro della salute Beatrice Lorenzin, affinché diffidi la Regione a perseguire la riforma sanitaria.
Lo ha reso noto stamane in una conferenza stampa, tenuta nel Municipio di Thiene alla quale era presente anche Robertino Capozzo presidente della Conferenza dei Sindaci, dichiarando ‘battaglia’ alla Regione contro la riforma delle unità operative complesse di neuropsichiatria infantile che, se nulla di ostativo verrà interposto al declassamento, vedrà entro la fine di quest’anno equiparare alle persone con disagio sociale i bambini disabili con problemi mentali, dall’autismo ai problemi di disturbo di linguaggio e comportamento. Un autistico, quindi un soggetto con una sindrome invalidante a vita, non autosufficiente e con gravi problemi di ritardo mentale, di comunicazione e di sensorialità che spesso sfociano in gravissimi comportamenti problematici, per la Regione Veneto dovrebbe essere trattato come un soggetto con difficoltà psicologiche. Un insulto per chi ha un autistico in casa, che ha la vita compromessa gravemente nelle singole azioni quotidiane.
Il tutto frutto del lavoro della quinta commissione regionale che sta mettendo in campo il progetto di trasferire le competenze ‘complesse’ a quelle ‘semplici’, come figlie delle unità di infanzia, adolescenza, famiglia e consultori: “Con un netto passo indietro culturale, a fronte di una legge nazionale che dava vittoria alle tante famiglie prese ogni giorno nella cura di persone autistiche – ha commentato la Sbrollini”.
Tutto questo accade in Veneto, la Regione che un tempo era al primo posto per ‘eccellenza’ sanitaria, ma che, per come sta trattando i casi di neuropsichiatria infantile sembra essere tornata all’età ‘della pietra’. Un dolore infinito per genitori già flagellati da una sofferenza per quella disabilità piombata dentro casa e che rende disabile non solo il ‘figlio speciale’, ma tutto il resto della famiglia.
La voce dei genitori
Tanta rabbia ed amarezza nella voce dei genitori presenti, da Massimo Venturelli, un papà che ogni giorno lotta per i diritti del suo bimbo con sindrome autistica a Michele Dalla Vecchia, padre di un bimbo in carico alla neuropischiatria infantile che è stato tra i primi a segnalare quest’estate all’onorevole Sboldrini quanto stava accadendo in Regione: “Con quasi 400 pazienti con disabilità grave nel solo nostro dipartimento di neuropsichiatria, ci sarebbe bisogno di un potenziamento e non di un declassamento – continua Dalla Vecchia – Quello che sta mettendo in atto la Regione è uno scempio sanitario, una pagliacciata creata sulle pelle di noi genitori che ogni giorno combattiamo per i diritti dei nostri figli”.
Sbrollini: “Da mamma non vi lascerò soli”
Persone che rischiano di restare sole, tagliate fuori dai giochi politici: “Sono qua soprattutto come una mamma che non vuole e non può lasciare sole le famiglie, per capire perché la Regione stia facendo questo grave passo indietro – ha spiegato – Abbiamo lottato in questi anni, senza colore politico, vincendo una battaglia di civiltà con la legge sull’autismo, votata all’unanimità, dove ogni Regione deve dare assistenza 24 ore su 24, garantire l’esenzione del ticket sanitario, il tutto garantito da una copertura finanziaria di 50 milioni di euro”.
“Vedere ora che la Regione Veneto se ne vuole andare per conto suo, disattendendo una legge che tutelava i soggetti fragili e le loro famiglie, venendo meno all’articolo 32 della Costituzione che sancisce il diritto alla salute, è assistere alla rovina della sanità in Veneto, quell’eccellenza che da 20 anni era il fiore all’occhiello e che le altre regioni stanno copiando – continua la vicepresidente alla commissione affari sociali – Destinando in modo assurdo oltre 70 mila persone con gravi disturbi del neuro-sviluppo in carico al sociale, anziché al sanitario. Sottraendo a loro ed alle loro famiglie personale medico esperto e competente del settore, con conseguente scadimento delle capacità di diagnosi precoce e del trattamento dei disturbi neuropsichiatrici”.
Cosa accadrà
I tempi sono stretti. Nel suo silenzio la Regione ha messo in calendario per il 25 ottobre le linee guide che declassano le unità operative che, se verranno licenziate, diverranno ufficiali sessanta giorni dopo. Un lasso di tempo esiguo ma che non demotivano la Sbrollini, che ha chiesto al ministro della salute Lorenzin di diffidare la Regione Veneto nel proseguire l’opera di riforma delle unità operative complesse di neuropsichiatria infantile.
Pur usando il condizionale, la Sbrollini ha tenuto a precisare che nel caso la riforma sanitaria regionali passi, la sorte di questi pazienti ‘speciali’ sarà condizionata dalla sensibilità di ciascun direttore sanitario che, a propria discrezione, potrebbe considerare le unità operative ‘semplici’ come ‘complesse’, aprendo uno scenario di disuguaglianza nel trattamento delle malattie tra le varie aziende sanitarie venete.
L’onorevole Sbrollini è arrivata a Thiene per lanciare l’allarme, che sta facendo scattare la corsa contro il tempo. In ansia centinaia di famiglie che ancora una volta, devono attendere e tribolare come se quanto accaduto per la sorte avversa non bastasse. Ci si chiede come si sia arrivati a questo punto ed una parola viene spontanea: vergogna!
Paola Viero