A Thiene nessuno si aspettava che Don Livio se ne sarebbe andato così presto e quel sentimento di incredulità e sgomento è stato ben visibile sui volti dei tantissimi presenti che hanno affollato il Duomo dalle 9 questa mattina, per essere presenti alla celebrazione del funerale previsto per le 10.

Silenzio e lacrime durante la cerimonia, un applauso scrosciante all’uscita del feretro dalla chiesa e commozione per tutti, dal vescovo al sindaco, dalla perpetua alla casalinga. Segno che a Don Livio, con quel suo sorriso bonaccione e il carattere d’acciaio, volevano bene praticamente tutti.

Una figura carismatica a Thiene, un vero leader, che quando celebrava la Messa, abbinando il colore del calice a quello della veste per puro sfizio, catalizzava l’attenzione grazie alla sua convinzione di ‘fare la cosa giusta’. La fede per Don Livio è stata infatti una scelta personale, non una vocazione imposta da Dio, ma un percorso pieno di ostacoli ma guidato da un unico obiettivo: “la grazia di Cristo”.

E non è bastata la presenza di Claudio Cipolla, vescovo di Padova, o di Antonio Mattiazzo (vescovo di Padova che aveva affidato la parrocchia del Duomo a Don Livio), o delle decine di preti sull’altare ad eguagliare il carisma di Don Livio quando, celebrando la Messa, alzava le braccia al cielo e con un’enfasi che proveniva dal cuore diceva “tutto è grazia”, consapevole che “per essere ascoltato, un prete deve saper emozionare”.

La bara a terra adagiata su un tappeto, come impone la tradizione che abbassa in morte chi fu alto in vita. Pochi fiori IMG_2404e il Libro Sacro, per rendere omaggio ad un prete, che non ha mai dimenticato di essere anche un uomo.

“La mia più grande vocazione è la libertà – diceva Don Livio – Mi sono sempre lasciato le strade aperte, per questo ho fatto scelte consapevoli”.

Intervistato a pochi giorni dalle elezioni, di amministratori e politici aveva detto: “L’uomo politico deve avere una visione trasparente e deve avere attenzione per le esigenze concrete delle famiglie e delle vicissitudini della società e in questo, i principi della religione possono dare indicazioni di giustizia e verità, che sono valori di Cristo e dovrebbero essere valori che gli amministratori applicano costantemente. Deve essere una persona capace di dare il buon esempio attraverso il suo comportamento. Il lavoro per il bene comune deve essere il suo obiettivo ed è fondamentale che sia onesto nelle sue scelte e abbia formato i suoi valori nella democrazia. E non dimentichiamo che deve anche essere competente nel suo lavoro. In politica non ci si può improvvisare. Deve capire i disagi che la società di oggi ha fatto emergere. Se parliamo di immigrazione, deve comprendere le difficoltà che nascono quando culture diverse si incontrano. Non è giusto esasperarci creando divisioni insanabili, ma non dobbiamo dimenticare l’importanza della salvaguardia degli italiani che vivono nel loro paese. I Servizi Sociali invece, devono tutelare le persone in difficoltà osservando con occhio di riguardo quelle persone che hanno bisogno d’aiuto e non hanno il coraggio di chiederlo”.

IMG_2408Don Livio era un prete che sapeva parlare a tutti. Dall’imprenditore all’immigrato, il suo sorriso bonaccione, la stretta di mano energica e la risata fragorosa la ricordano tutti. Così come si ricorda l’integrità di un uomo che non faceva sconti a nessuno: “Sulla terra vale la giustizia degli uomini e delle forze dell’ordine – diceva – in cielo ci penserà il Signore”.

Un pragmatismo che non gli ha mai impedito di essere un uomo di Cristo, di quelli che lasciano il segno. Un uomo convinto soprattutto di una cosa: “Nessuno è tanto povero da non poter dare e nessuno è tanto ricco da non poter ricevere”.

Anna Bianchini

 

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