Determinazione, allenamento e tanta strategia. Questo il mix giusto che ha portato Alessio Zambon, thienese di 32 anni appena compiuti, a realizzare una delle sue imprese più difficili ma allo stesso tempo più gratificanti, sfidando le alte temperature e controllando il suo corpo partendo dalla mente. Impresa eccezionale per questo atleta che ha corso la 38ª edizione del Marathon des Sables, classificandosi 15° in una delle gare più difficili al mondo. Con temperature che durante il giorno raggiungono i 38-39 gradi e una percezione di calore sulla sabbia fino a 55 gradi, Zambon ha dovuto affrontare non solo la distanza estenuante ma anche condizioni ambientali estreme. “Siamo partiti in inverno e arrivati in Marocco ci siamo resi conto di quanto qui le temperature siano davvero difficili, la sabbia ‘prende fuoco’. Questo comporta problemi come vesciche e il gestire la sudorazione dei piedi” racconta Zambon.
Già entro il completamento della terza tappa, lunga 157,7 km, Zambon aveva mostrato segni di una prestazione eccezionale, posizionandosi al 14° posto con un tempo complessivo di 17 ore, 36 minuti e 56 secondi. Questa gara, che si estende oltre 30 anni di storia, sfida i partecipanti, che quest’anno sono stati circa 900, non solo a correre attraverso il deserto ma anche a gestire autonomamente cibo, attrezzatura e necessità mediche lungo il percorso di sette giorni, coprendo distanze totali che raggiungono i 250 km.
La competizione è articolata in tappe di varie lunghezze – quest’anno specificatamente di 30, 40 e 85 km, con un giorno di riposo e altre tre tappe da 40, 30 e 20km. – e i tempi di ciascuna tappa vengono sommati per creare una classifica finale, in maniera simile a come avviene nel ciclismo per il Giro d’Italia. Ogni corridore porta con sé un zaino, che deve pesare tra i 6,5 e i 15 kg, contenente tutto il necessario per sopravvivere alla durata dell’evento, aumentando così notevolmente la difficoltà della gara.
Zambon, esperto di ultra-maratonete e vincitore di competizioni come la Trans d’Havet 2022, ha raccontato la sua esperienza: “Ho corso in una gara simile in Kenya attraversando la Savana in 5 giorni; era più soft rispetto a questa. Qui non si tratta solo di correre forte, ma di sopravvivenza. Le decisioni di gestione sono cruciali e possono determinare il successo finale.”
Il suo amico e compagno di squadra, Roberto Mastrotto, 37 anni di Chiampo, ha ottenuto un ottimo 10° posto, mentre il terzo compagno di team, lo svedese Petter Restorp, si è classificato 11°. La loro squadra ha conquistato il terzo posto nella classifica dei team, supportati dal loro sponsor ‘La Sportiva’, posizionandosi dietro solo a due team marocchini, abituati a vincere e cresciuti in queste condizioni. Soddisfazione quindi ancora più grande. In gara era presente un altro vicentino, Mattia Beda di 41 anni, che vive a Milano e alla sua prima esperienza in questo tipo di gara ha chiuso 148°.
La competizione a tappe si è svolta dal 12 al 22 aprile, mentre i ragazzi del team hanno corso da domenica 14 aprile e fino a sabato 20 aprile, con una tappa finale di 20 km. “Sono un atleta che corre tutto l’anno, sette giorni su sette. Sono abituato a correre,” spiega Zambon. “Da marzo fino alla partenza, mi sono preparato correndo con lo zaino in spalle. Petter ha cercato di abituarsi al caldo facendo la sauna dopo la corsa, mentre Roberto faceva il bagno nell’acqua bollente. Ma la strategia principale è stata quella di pianificare lo zaino, capire come organizzarlo, come poterci correre e riuscire a concentrare tutto il necessario, ottimizzando al meglio lo spazio.”
Zambon e il suo team hanno affrontato mesi di preparazione fisica e mentale, senza lasciare nulla al caso ma preparandosi in modo strategico alle condizioni che avrebbero incontrato e affrontando le loro paure: “Non è qualcosa che ho improvvisato, è frutto di anni in questo sport. Ad un certo punto ho sentito che era il momento giusto per provare. La variabile del deserto mi spaventava molto, soprattutto la difficoltà di correre al caldo, che è difficile da simulare a casa,” ha condiviso Zambon.
Il loro successo rappresenta un grande motivo di orgoglio, considerando le sfide logistiche e fisiche imposte da una delle gare più dure al mondo. Con la determinazione e la preparazione meticolosa, Alessio Zambon e il suo team hanno dimostrato che anche gli atleti non nativi delle condizioni del deserto possono eccellere e conquistare posizioni di rilievo in questa storica competizione.
Laura San Brunone
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