Se ne parlerà in due incontri che si terranno nell’Alto Vicentino, di cui uno previsto a Malo.
“Alla Sis non si deve dare un euro in più per la realizzazione della Pedemontana. Se infatti la concessionaria avesse rispettato il cronoprogramma della terza convenzione del 2017, i lavori sarebbero terminati ben prima del Covid e della guerra in Ucraina. Vediamo se Zaia farà ancora una volta gli interessi del privato a scapito dei contribuenti veneti”.
Il commento alla notizia dell’aumento dei costi della Superstrada Pedemontana Veneta di altri 361 milioni di euro, portando così l’ammontare per la sua realizzazione a 2 miliardi e 880 milioni, è dei consiglieri regionali del PD Veneto.
“Un incremento – aggiunge Andrea Zanoni – che la SIS chiede alla Regione a fronte degli aumenti dei costi a causa del Covid e delle Guerra in Ucraina. Quando invece dovrebbe ringraziare i contribuenti veneti dato che, sempre grazie a Zaia, nel 2017 ha ricevuto ben 300 milioni di euro dalla regione senza i quali avrebbe fallito. Ma è difficile credere che Zaia faccia valere l’interesse pubblico perché da diversi anni evita di applicare le penali per il ritardo accumulato dalla SIS ed inoltre non si fa restituire i 20 milioni di euro di IVA non dovuta. Due azioni che è la Corte dei Conti di Venezia, da sempre inascoltata da Zaia e dall’assessore De Berti a richiedere”.
Zanoni evidenzia inoltre il nodo dei “mancati introiti da pedaggi a causa di uno scarsissimo flusso di traffico. Con la terza convenzione del 7 marzo 2017 Zaia ha commesso il tragico errore di garantire alla SIS un canone annuo per 39 annualità, per un ammontare complessivo di 12 miliardi di euro, ottenendo in cambio di incassare i pedaggi da flussi di traffico. Così facendo ha portato il rischio di impresa a carico dei cittadini veneti e il risultato disastroso è sotto agli occhi di tutti, visto che le entrate da pedaggi sono insufficienti a coprire i costi del canone, causando un buco nelle casse della Regione che il bilancio approvato a dicembre 2022 ha previsto in 65 milioni di euro nei primi tre anni. E non finisce qui, perché, stando ai dati dei primi sei mesi di quest’anno, anche con la realizzazione del tratto finale di Montecchio Maggiore, si prevedono entrate non superiori ai 100 milioni l’anno, contro un canone che in media ci costerà 300 milioni l’anno”.
In conclusione l’esponente dem invita i cittadini a partecipare alle iniziative pubbliche sul tema che si terranno nelle prossime settimane: l’11 ottobre a Guarda di Montebelluna, il 26 ottobre a Vazzola (TV), il 22 novembre a Maserada sul Piave (TV). In definizione anche due date a Malo e Montecchio Precalcino, nel vicentino.
La replica delle Regione Veneto
Gli uffici della Regione hanno appreso con disappunto la ricostruzione, che non trova riscontri, dei dati pubblicati in data odierna da alcune testate, senza un confronto preliminare che potesse evitare alcune importanti imprecisioni.
Infatti si presume che – traendo spunto da un documento di bilancio consuntivo di SPV SPA, pubblicato per norma, individuato per le cifre riportate dalla testata giornalistica- siano state tratte alcune ricostruzioni non corrette. Con il messaggio erroneo che alla Regione Veneto sarebbero stati già preventivati dall’azienda realizzatrice maggiori costi per oltre 300 milioni di euro. Fatto che al momento non trova alcun riscontro.
Ad esempio, si riportano negli articoli gli incrementi di costo di singole voci rispetto all’anno precedente per i servizi di costruzione, che non hanno certamente il significato che l’articolo ha assegnato, in quanto riguardano costi correnti di un cantiere ancora aperto, e che pertanto registra non solo i nuovi costi ma ulteriori ed alte voci di costo.
Quindi appare che i bilanci di SPV spa siano stati letti ed interpretati con poco rigore tecnico, aggiungendo peraltro anche frasi virgolettate tratte dalla nota integrativa al bilancio, estrapolate dal contesto generale, facendogli quindi assumere un significato diverso.
Pertanto cosa c’è di vero? I dati riportati sono dati di bilancio, pubblicati, interpretati traendo conclusioni che gli uffici non reputano corrette e applicabili alla SPV.
I rapporti dell’azienda che sta realizzando l’opera con la Regione dipendono da un contratto e da un Piano economico finanziario, che sono altra cosa. Che poi la ditta abbia già segnalato alla Regione che l’infrastruttura è costata di più di quanto previsto, a causa della pandemia e dell’ aumento prezzi per la guerra in Ucraina è certamente plausibile. Come già più volte comunicato, la Regione su tali istanze, peraltro nemmeno completamente computate, ad oggi non ha concesso nè proroghe sui tempi di realizzazione nè maggiori costi riconosciuti a carico della concessione.