Immaginate un ragazzino che si infila i pattini e fa la sua esibizione in pista. Il pubblico che lo applaude, lui che si guarda la medaglia infilata al collo, mentre sul tabellone spicca un punteggio che forse non capisce. Perché lui è un ragazzino disabile, con sindrome autistica medio-grave.
Questo ragazzino rappresenta tutti quegli 8 atleti ‘speciali’ dell’alto vicentino, dagli 8 ai 21 anni, che sabato e domenica 1 e 2 dicembre andranno a Carmignano del Brenta, assieme a tanti altri giovani atleti del pattinaggio. Quelli ‘normali’ che, dopo avere disputato le proprie gare, si esibiranno tutti assieme nella categoria ‘Arcobaleno’. Questo grazie ad un’idea nata da Elio Rigotto e Moreno Albiero, rispettivamente presidente e responsabile provinciale di Aics, associazione italiana cultura e sport.
Fino ad un anno fa tutto questo scivolava nell’immaginario. Impensabile che alcuni di questi 8 giovani atleti ‘speciali, alcuni dei quali con disabilità mentale, potessero partecipare ad una manifestazione sportiva non cucita coi loro limiti.
Scardinati i paletti della disabilità
Due uomini che hanno fatto dello sport un motivo di aggregazione ed inclusione, con Moreno che il pattinaggio lo respira a pieni polmoni da una ventina d’anni, essendo anche presidente dell’asd Costabissara pattinaggio. “Lo spunto ci è venuto grazie ad una giovane atleta ipovedente – spiega – Col suo modo di pattinare ha fatto vedere a noi cosiddetti ‘normali’ che lo sport può essere davvero per tutti”. A dare il là decisivo ad Elio e Moreno anche “una bimba con sindrome di down, che gareggia assieme agli altri atleti – continua il responsabile provinciale di Aics – Così ci siamo chiesti: ‘perché non fare una cosa per tutti i bambini speciali’?”.
Ai due è partita la voglia quindi di creare una manifestazione dove tutti si esibissero assieme, speciali e non. “E’ inserita in un contesto tranquillo, per rendere piacevole il momento ai bimbi disabili – continua – Quello che ne esce è difficile esprimerlo a parole. Tanta positività in un momento dove ciascun bambino da e riceve molto, anche in termini umani”.
Osmosi tra ‘normale’ e ‘diverso’
Vissuto con naturalezza, senza preconcetti ed in modo giocoso, pur col grosso lavoratore che i preparatori atletici svolgono coi ragazzini disabili. Nulla è semplice, ma sempre si può tentare. E per una mamma di un bimbo autistico, che ogni giorno lotta con gli schemi e le stereotipie della malattia, vederlo in pista ed eseguire le figure che tanto gli sono costati in allenamenti pomeridiani, equivale a una, due o mille olimpiadi.
Al fianco della prima casa famiglia in Veneto per vittime di trauma cranico encefalico
Un’idea che trova solidità anche nell’esperienza di Elio Rigotto con dei ragazzi che hanno subito un trauma cranico, spesso a seguito di un incidente stradale o sul lavoro. “Con Aics seguiamo l’associazione Brain, a Altavilla, nella casa famiglia che li ospita e li segue nella riabilitazione -spiega – Dove i pazienti trovano un ambiente accogliente familiare, che facilita il percorso riabilitativo, seguiti da un’equipe di professionisti”.
Nolo solo pattinaggio sotto l’ala dell’Aics per uno sport aperto a tutti. “Seguiamo anche il baskin, il tennis da tavolo e stiamo pensando di fare anche una squadra di calcio a 5 – continua Elio Rigotto -Il tutto per tutti, quindi anche per i bambini disabili”.
Miria, l’angelo che ha fatto volare con i pattini i disabili
Pattina da sempre ed ha sempre insegnato. La sfida però, è stata quella di iniziare al pattinaggio, prima uno, poi il secondo, quindi la terza bambina disabile, più precisamente con la sindrome di Rett. Aurora oltre ai problemi psichici ha anche dei gravi problemi motori. Nessun problema per Miria Caretta (nella foto con i suoi allievi speciali), che ha deciso di sfidare anche una delle sindromi più devastanti che esistono in neuropsichiatria. Così, nel giro di un anno, la piccola-grande Aurora è diventata una pattinatrice in grado di stupire chi, tra un saggio ed un altro, ha notato i miglioramenti di una ‘cucciola’, che ha oltrepassato i limiti, riuscendo ad esibirsi in contesti di ‘normalità’. Al saggio di fine anno, all’interno della palestra di Marano, Aurora ha fatto piangere tutti mentre con i suoi occhioni belli, la mano nella mano di Miria ed i pattini che ha imparato ad amare, volteggiava come una bambina a cui non mancava nulla. E quanta felicità per questo angelo che si stenta a credere abbia fatto così tanti progressi nel giro di pochi mesi.
Così come fanno Simone e Govanni, che ormai sono autonomi e pattinano da soli dietro la guida di Miria che ha avuto fiducia in loro, ma non li perde mai di vista. Ma come fare a non dire grazie allo Skating Club di Marano, di cui fanno parte Aurora, Simone e Giovanni?
A quest’associazione va dato il merito di aver integrato veramente questi tre ragazzi con problemi psichici, di non facile gestione se si pensa che Giovanni ha grossi problemi di attenzione e iperattività, lo sforzo dello Skating Club è incommensurabile, con gli allievi che devono fare i conti con quella ‘scheggia impazzita’ che agli allenamenti, è difficile tenere a bada. Eppure tutti insieme ce l’hanno fatta e anche quel ragazzino così difficile da gestire è diventato un pattinatore, grazie all’impegno e alla voglia di azzerare ogni barriera, dimostrata da una società sportiva, che non solo sforna talenti che poi gareggiano a livello europeo, ma ha dimostrato di eccellere nella vera integrazione.
Paola Viero