Giro di vite della Regione sulla risonanza magnetica. Se ne fanno troppi e nell’ultimo anno hanno subito un’impennata, che vede la Regione correre ai ripari. E’ proprio Mantoan, direttore generale della sanità veneta che lo annuncia, ponendo un freno alla velocità delle “prescrizioni: invitiamo i medici a non farle prima di 4 o 6 settimane dai sintomi”.
Solo nell’ultimo anno per gli over 65 sono stati prescritte più di 41 mila per risonanze muscolo-scheletriche, contro le quasi 38 mila dell’anno precedente. Nel complessivo, in Veneto ed analizzato però i dati del 2015, il tasso di esami su mille cittadini si è attestato poco al di sotto del 32, sorpassando le confinanti Emila con 29,7 e Lombardia con 30,4.
Un annuncio dai vertici regionali della sanità che percorre, in un decreto di inizio anno, le linee guida di indirizzo per i medici, dove per certe patologie osteo-articolari è preferibile arrivare ad una diagnosi senza sfruttare la risonanza, ma utilizzando altri esami diagnostici, radiogradie o ecografie, più veloci, meno invasive e che costano meno.
Nel provvedimento, quindi, la Regione invita i medici a non precipitarsi, sempre che non si sia in presenza di gravi situazioni da ‘allarme rosso’. Ma attendere dalle 4 alle 6 settimane perché “è stato riscontrato che, nella metà dei casi, la lombalgia regredisce nel giro di una settimana dal suo esordio”.
Per la spalla la Regione indica la risonanza solo in presenza della rottura della cuffia o in caso di atrofia muscolare, mentre per il ginocchio è da escludere la corsa alla risonanza in presenza di artrosica marcata.
Questo, secondo i vertici regionale, per arrestare il numero di esami che nel corso del 2017 hanno toccato vette vertiginose: quasi 77 mila esami per il ginocchio, 75 mila al rachide lombosacrale, 37 mila alla spalla e quasi 6 mila al bacino.
Uno stop alla corsa alle risonanze magnetiche, suggerito dalla Regione, preferendo altri strumenti diagnostici, per arrivare a determinare la causa di un dolore. Da preferire quindi ecografie o radiografie che, non solo sono meno invasive, ma pesano anche 15 volte meno sui costi pubblici.
di Redazione AltovicentinOnline