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‘Sonia aiutava le donne vittime di violenza’. In ricordo dell’infermiera di Santorso raccolti 3mila euro

Lì dove Sonia lavorava come infermiera ne ha visti di volti e corpi di donne che ‘gridavano’ le violenze subite a casa. Le accoglieva, le curava e le confortava. Una sua sensibilità che nel tempo l’ha portata ad essere un pilastro del pronto soccorso di Santorso contro la violenza tutta. Formando anche i suoi colleghi che ora, a quasi due mesi dalla sua tragica scomparsa in un’escursione in montagna , vogliono ricordarla in un modo che Sonia sicuramente avrebbe voluto: raccogliendo 3mila euro per i progetti di inserimento lavorativo destinati a quelle madri e mogli che per dire ‘no’ una volta per tutte hanno bisogno anche di una propria indipendenza economica.

Il sogno di Sonia continua. Umanità, in questa parola era riassunta l’essenza di Sonia Dalla Vecchia. Con o senza la divisa da infermiera. La sua improvvisa morte, avvenuta ai primi di dicembre mentre stava percorrendo un antico tracciato che attraversa Canove di Roana, ha spezzato i cuori di chi l’amava e di chi ogni giorno lavorava con lei. Amici e colleghi che in suo nome si sono mossi per avviare una raccolta fondi da destinare alla cooperativa sociale Samarcanda che dall’anno scorso è entrata a far parte delle gestione del centro antiviolenza di Schio. Quest’ultimo, un luogo che Sonia conosceva molto bene e dove indirizzava le vittime di violenza affinché trovassero quel giusto supporto che le aiutasse a rompere le catene della violenza che subivano.

“Anche quest’anno il pronto soccorso di Santorso ha accolto un centinaio di donne vittime di violenza; in diversi casi con loro anche i figli minori. Ed i numeri negli ultimi 10 anni non sono poi così diversi restando stabili nonostante le pandemie e i cambiamenti normativi. La violenza di genere anche nella nostra realtà è una piaga che non fa distinzioni di ceto sociale, di etnia, di età: nella nostra esperienza circa il 70% sono italiane, nell’80% dei casi con una età compresa tra i 18 e i 60 anni e che dichiarano che l’evento non è isolato ma si ripete nel tempo. I dati raccolti confermano poi che “il violento ha le chiavi di casa” essendo il più del 60% dei casi il marito o il compagno o comunque un familiare-spiega Ruzzon Elisabetta referente Ulss 7 Pedemontana contro la violenza di genere- Sonia, che ci ha lasciati prematuramente ed inaspettatamente qualche mese fa, aveva particolarmente a cuore questo tema.  Con sensibilità riusciva a raccogliere le confidenze delle donne che accedevano al pronto soccorso dichiarando magari dei traumi accidentali che proprio accidentali non erano. E sapeva confortarle, curarle e poi indirizzarle ai vari servizi del territorio o alle forze dell’ordine. Per questo era diventata anche un punto di riferimento per i colleghi che ha formato sul tema come istruttrice regionale e in costante collegamento col centro antiviolenza di Schio con cui aveva costruito un ponte tra ospedale e territorio. E per questo colleghi, amici e quanti l’hanno conosciuta hanno voluto raccogliere in suo nome fondi per l’associazione Samarcanda che attualmente gestisce il centro antiviolenza del nostro territorio. I circa 3mila euro raccolti andranno a supporto al contrasto alla violenza di genere finanziando corsi per l’inserimento lavorativo, l’autonomia e l’indipendenza di donne inserite in percorsi di uscita dalla violenza. Perché il sogno di Sonia continua“.

di Redazione AltovicentinOnline