Ha preso il via un progetto di riapertura del Centro di Salute Mentale di Schio che potrebbe, se la pandemia lo consentirà, potrebbe tornare in parziale funzione a febbraio 2021.
Lo comunica Tommaso Maniscalco, primario del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Santorso, che ha risposto nel dettaglio ai consiglieri Cunegato e De Zen di Schio, che oltre a tornare a chiedere la riapertura dell’importante servizio hanno puntato il faro sul problema delle contenzioni di pazienti psichiatrici “che vengono legati al letto poiché manca il personale in grado di gestirli diversamente”.
Non starebbero proprio così le cose secondo il dottor Maniscalco, che è entrato nel dettaglio con numeri e precisazioni, rassicurando che per quanto riguarda il Csm i servizi sono tutti garantiti e sono aumentate le cure domiciliari, mentre per le contenzioni, considerate l’extrema ratio in psichiatria, sono regolate da rigide procedure, che includono puntuale formazione del personale.
Le contenzioni
“Il fenomeno della contenzione meccanica in psichiatria è da contrastare e ritenersi quale extrema ratio da attuarsi unicamente in situazioni di stato di necessità per salvaguardare la salute e l’integrità fisica del soggetto stesso e degli operatori – ha spiegato il primario – La Ulss 7 Pedemontana ha adottato la procedura aziendale in armonia con le linee guida regionali. La strategia di vigilanza e il tentativo di riduzione del fenomeno della contenzione è attivamente perseguita, inoltre è stata organizzata formazione specifica per 75 operatori, coinvolti in incontri centrati sugli aspetti di prevenzione mediante l’adozione di adeguate tecniche di descalation”.
I numeri della Ulss 7 rivelano che il fenomeno è in calo rispetto agli anni precedenti e che la situazione del 2020 è estremamente
Centro di Salute Mentale
“La sospensione del servizio di Schio da luglio 2019 è dovuta a carenza di figure medico-specialistiche – ha sottolineato il primario – Le prestazioni Lea sono state erogate regolarmente anche a carico della zona afferente al Csm di Schio presso la sede di Thiene. E’ stata implementata in maniera rilevante la domiciliarietà infermieristica di una gran parte dei soggetti in carico per ridurre il disagio logistico della popolazione ed evitare interruzioni inopinate dei progetti di cura”.
Per quanto riguarda l’attività domiciliare sono 2.051 le prestazioni registrate nei primi 9 mesi del 2020, contro le 1.245 dell’anno precedente, mentre per quel che concerne l’attività ambulatoriale medica e psicologica nei primi 9 mesi del 2020 sono state erogate 5.687 prestazioni, contro le 5.590 del 2019.
A.B.
Ulss7. “Pazienti psichiatrici legati perché mancano gli operatori, il Csm deve riaprire”